I Giovani Udc creano un portale sul quale 'denunciare' i docenti sospettati di propaganda socialista. Ma anche i comunisti non scherzano
Piccole spie crescono. E quando Christoph Blocher si deciderà davvero a mollare il codazzo di politici e giornalisti che controlla da anni per infilare le pantofole, potrà contare su una gagliarda gioventù pronta a raccoglierne la torcia incendiaria. Lo dimostra bene il nuovo portale web per delatori lanciato dai giovani Udc, al quale gli studenti delle scuole ticinesi potranno “inviare, in maniera completamente anonima e sicura, segnalazioni, foto di materiale, o semplicemente richiedere assistenza” contro gli insegnanti ritenuti colpevoli di “imporre la visione socialista del mondo e delle cose”.
Difficile dire se l’iniziativa venga direttamente dai bavaglini bruni oppure se siano stati imboccati dai loro mentori. In ogni caso, lo scopo dell’iniziativa è chiaro: intimidire gli insegnanti. I giovani Udc invocano un “cambio di dottrina e cultura”, espressione che puzza di totalitarismo e fa venire in mente sciagurate ‘rivoluzioni culturali’. Chi poi – non certo loro – abbia letto qualcosa del fascismo ricorderà come la sua riforma della scuola fosse propagandata proprio così: come necessaria purificazione dalle infiltrazioni ‘socialiste’, oltre che ‘demo-massoniche’.
Sia chiaro: qui la situazione è certamente meno tragica, se non altro perché nessuno di questi esagitati ha lo spessore intellettuale d’un Giovanni Gentile. Resta l’invito alla vendetta privata, su un portale del quale genitori e allievi potranno approfittare anche solo per un voto troppo basso. Con in più la garanzia dell’anonimato che vale per il denunciante, ma non per l’insegnante o per la sua scuola. Si legge che il materiale verrà consegnato al Decs; difficile però credere che le storie raccolte non usciranno anche su certi portalini, tanto più che in calce al modulo si dà il consenso per “pubblicare online e sui media la mia storia”.
Nel frattempo anche la Gioventù comunista ha abboccato all’esca, rispondendo all’Udc con un più ruspante indirizzo e-mail al quale segnalare “insegnanti che ripetono luoghi comuni anti-comunisti” e “materiale didattico ideologicamente orientato”. E aggiungendo – da bravi fanatici – che lo stesso si può fare anche tramite i loro social. Il tutto in un paradossale comunicato nel quale si difende la “battaglia delle idee”, invocando però certi metodi da Stasi. Speriamo che non montino anche loro episodi di squadrismo digitale, ma non si sa mai.
In mezzo poi restano loro, gli insegnanti. Se passa la linea della delazione, potranno fare una cosa sola: presentare ogni opinione come equivalente, che si tratti di geocentrismo, Olocausto, Lunga marcia o vaccini. Ripenso invece ai miei anni da studente: c’era la professoressa ultracattolica che la tirava lunga sulla famiglia naturale, ma poi non c’era nessuno bravo come lei a spiegare la democrazia attraverso Tucidide; o il professore di Lotta Continua, senza il quale ancora oggi non saprei nulla del Bonaparte di David e di Guernica. Nessuno di noi è stato traviato dalle loro simpatie politiche: era anzi bello litigarci per farsi nuove idee. A scuola contano la cultura e la competenza. Che non possono convivere con l’intimidazione.