Dalla magistratura penale federale i cittadini si aspettano risultati investigativi e sentenze, soprattutto sui dossier importanti. Non (presunti) casi di mobbing interni
Più che per l’apertura o la chiusura di inchieste, più che per l’emanazione di sentenze su dossier importanti, la magistratura penale federale sta facendo parlare, e dibattere, per questioni che con il suo mandato istituzionale – la lotta alla criminalità – non hanno nulla a che vedere. In tempi recenti si è appreso di presunti casi di mobbing al Tribunale penale federale (Tpf), operativo dal 2004 a Bellinzona, nei confronti soprattutto di collaboratori ticinesi: circostanza smentita dalla Commissione amministrativa del Tribunale federale, il cui rapporto è stato però contestato dalle commissioni della gestione delle Camere federali. In tempi ancor più recenti si è saputo di presunti casi di mobbing all’interno anche della sede di Lugano del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc): stando a quanto riferito la settimana scorsa dalla ‘Rsi’, a muovere le accuse sarebbero due cancelliere e le accuse sarebbero già note all’Autorità di vigilanza sulla Procura federale.
Tutto ciò, se non si farà assoluta chiarezza in tempi brevi, rischia di generare (ulteriore) confusione e di conseguenza sfiducia nella popolazione verso i due organi giudiziari, chiamati – l’Mpc come autorità inquirente, il Tpf quale autorità giudicante – a occuparsi fra l'altro di criminalità organizzata, di riciclaggio e corruzione internazionali. Non è poco. Da queste autorità, che ovviamente non sono a costo zero, i cittadini contribuenti si aspettano pertanto risposte sul piano investigativo e su quello processuale, a maggior ragione quando, a proposito di infiltrazioni illegali nel tessuto economico e sociale, leggono di almeno una ventina di cellule mafiose presenti in Svizzera intorno alle quali graviterebbero a vario titolo quattrocento persone, secondo stime aggiornate dell’Ufficio federale di polizia. Di sicuro non si aspettano il forte ridimensionamento di imputazioni, o addirittura il loro azzeramento, per intervenuta prescrizione. Come è accaduto nell’affare Fifa. E francamente non si capisce a tutt’oggi di chi sia la responsabilità delle lungaggini che, al netto della pandemia, hanno di fatto spedito nel cestino il procedimento, se del Ministero pubblico della Confederazione oppure del Tribunale penale federale, nonostante le puntualizzazioni di quest’ultimo.
Ma non basterà chiarire e risolvere situazioni puntuali legate ai rapporti di lavoro in seno all’Mpc e al Tpf. Per (ri)conferire autorevolezza alle due autorità e anche per evitare che scivolino nel dimenticatoio i risultati, sin qui non molti, che hanno comunque conseguito in casi di una certa rilevanza (operazione Imponimento, ad esempio), bisognerà verificare se quelle situazioni siano o meno da ascrivere a problemi strutturali. È allora più che opportuno che il parlamento federale approfitti dell’imminente ingloriosa partenza del dimissionario procuratore generale della Confederazione Lauber per interrogarsi sull’organizzazione dell’Mpc e quindi sulle sue competenze, sulle modalità di reclutamento di magistrati e funzionari. Nonché sulle modalità di coordinamento delle indagini: da qualche anno quelle contro il crimine organizzato e il terrorismo vengono coordinate dalla sede centrale di Berna dell’Mpc, e non, come logica investigativa vorrebbe, laddove sono commessi i reati o si manifestano comportamenti sospetti. Ed è altrettanto opportuno che eventuali rimedi organizzativi siano decisi prima della designazione del successore di Lauber. Tuttavia, per intervenire in maniera efficace, occorre ragionare preliminarmente su dati e relative valutazioni: nel giugno del 2019 l’allora consigliere nazionale Marco Chiesa ha chiesto al Consiglio federale un rapporto sulla riforma scattata nel 2002, quando all’Mpc e alla Polizia giudiziaria federale sono state assegnate maggiori competenze nel contrasto alla criminalità organizzata ed economica, al candeggio di denaro sporco e alla corruzione. È ora che quel rapporto veda la luce.
Questa riflessione, che si auspica particolarmente approfondita e possibilmente celere sulla magistratura penale, il parlamento federale dovrà estenderla al Tpf, tenuto a celebrare i processi innescati dagli atti d’accusa del Ministero pubblico della Confederazione. Per l’insediamento del Tribunale penale federale a sud delle Alpi, Consiglio di Stato e deputazione ticinese alle Camere si erano battuti a lungo. Episodi di mobbing e sessismo, veri o presunti, e polemiche non onorano quegli sforzi.