La presenza dell'Ambrì Piotta al torneo grigionese è stata un successo in pista e fuori, con i colori della squadra leventinese che hanno colorato Davos
Un anno fa ad alzare il trofeo fu il KalPa Kuopio di tal Sami Kapanen. E oggi sul mezzogiorno si conoscerà il nome della squadra che andrà a prendere posto nella casella immediatamente successiva a quella occupata dai finnici nell’albo d’oro della Coppa Spengler. Ma, a ben guardare, e indipendentemente da come vada a finire la novantatreesima edizione del torneo per club più vecchio e prestigioso del mondo, un vincitore l’ha già trovato, e addirittura dalla partita inaugurale nel pomeriggio di Santo Stefano: l’Ambrì Piotta.
A cinque giorni di distanza, i fotogrammi di quel giovedì pomeriggio fanno ancora venire i brividi sulla pelle di tutte le persone che un po’ di hockey lo masticano. Poco importa di che fede siano. Perché sarebbe impossibile restare indifferenti davanti alle immagini di quel muro umano, tutto a tinte biancoblù, che ha invaso la Vaillant Arena e dei cori a sostegno degli uomini di Luca Cereda in pista. Dal primo all’ultimo secondo. O, ancora, quella Montanara cantata da tutta la pista, per salutare festosamente un’altra epica impresa dell’Ambrì Piotta destinata a finire dritta dritta negli annali della storia. Della Coppa Spengler, della società, ma anche di tutti gli appassionati di hockey. Scena, questa, replicata due giorni più tardi, così come l’altrettanto celeberrimo Geyser Sound – con Zwerger in cabina di regia invece dell’infortunato Novotny –, che proposto nella Vaillant Arena, la Nôtre Dame dell’hockey, è qualcosa capace di togliere il fiato per davvero. D’accordo, qualcuno obietterà che, prima dei biancoblù, da qui ci era già passato anche il Lugano, addirittura per tre volte (arrivando pure in finale in altrettante occasioni) e che pure allora l’entusiasmo che c’era stato qui a Davos era stato parecchio.
Ma, stavolta, si è andati anche oltre. A Davos, in questi giorni non è stato servito il comunissimo ‘hockey champagne’ ma uno millesimato, destinato per davvero ai palati raffinati. ‘Comunque vada sarà un successo’, diceva il responsabile di Casa Biancoblù Giovanni Croce a pochissimo dall’ingaggio iniziale della semifinale di ieri sera tra l’Ambrì Piotta e i cechi dell’Ocelari Trinec. Come dargli torto? A prescindere da quale sarà la squadra che succederà al KalPa nell’albo d’oro del torneo, la novantatreesima edizione sarà ricordata per la fiumana umana di tifosi dell’Ambrì Piotta che per sei giorni, da Santo Stefano a San Silvestro, hanno colorato di biancoblù le vie del villaggio engadinese. E per il cuore con cui si sono battuti in pista gli uomini di Luca Cereda.