L’insonnia dei giovanissimi sta diventando un problema diffuso, spesso sottovalutato da genitori e pediatri. Troppi stimoli e cellulari la sera
Tre bambini a settimana in media, con meno di 12 anni, sono stati visitati e ‘testati’ quest’anno al Centro del sonno all’ospedale regionale di Lugano per disturbi del sonno. Da gennaio sono stati 180. Una bella cifra. L’insonnia dei giovanissimi sta diventando un problema diffuso, spesso sottovalutato da genitori e pediatri. A lanciare l’allarme sono gli esperti della medicina del sonno (neurologi e psichiatri infantili) che curano sempre più bambini insonni. Ci dicono di fare attenzione alle conseguenze della carenza di sonno: iperattività, irascibilità, calo della performance cognitiva e del rendimento, stanchezza, problemi di memoria e concentrazione. E se l’insonnia diventa cronica può favorire disturbi psichiatrici come la depressione. Ma come mai i giovani dormono poco e male?
Troppi stimoli la sera! Sul banco degli imputati la luce blu dei dispositivi tecnologici che modifica la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, che regola il ciclo sonno-veglia. Questa luce artificiale manda in tilt l’orologio biologico. Potremmo chiamarla insonnia digitale. Diverse ricerche hanno dimostrato che smanettare su social, cellulari, tablet e videogiochi per ore prima di andare a letto toglie il sonno; si attiva il sistema di veglia e poi ci si gira nel letto per ore, accumulando sempre più stanchezza. Bene, ma come si toglie il cellulare dalla camera di un adolescente, senza scatenare una terza guerra mondiale in famiglia?
Dall’America alla Cina, dall’India alla Svizzera, il problema dilaga e contagia la generazione dei giovanissimi, quelli sempre connessi, quelli che vivono il cellulare come una protesi e stanno ore sui ‘social’ perché non vogliono perdersi le ultime news dei compagni, temendo di non tenere il passo o sentirsi esclusi dalle discussioni degli amici. Perché i giovani non si staccano da Facebook e simili ce lo spiega (a pagina 2) la dottoressa Heather Cleland Woods. La ricercatrice dell’Istituto di psicologia dell’Università di Glasgow ha fatto studi sugli adolescenti e l’uso/abuso dei ‘social’. Sconsiglia ai genitori di vietare lo smartphone la sera, ma piuttosto discutere su come i ‘social’ possano diventare montagne russe emozionali, parlare dei giusti tempi per rilassarsi, del vero senso dell’amicizia. Insomma, il dialogo al posto del divieto. Dall’America, un’altra specialista, la professoressa Monique LeBourgeois del Dipartimento di fisiologia integrativa dell’Università del Colorado a Boulder, ci spiega gli effetti della luce sui bambini. Conclude che l’esposizione nelle ore prima di dormire può sopprimere fino al 90% della produzione della melatonina.
Al tema dedichiamo due pagine, con esperti internazionali che erano all’ospedale regionale di Lugano per un simposio sul tema. Ci illustrano le nuove ricerche e danno qualche consiglio.
Da giugno, la formazione in medicina del sonno viene riconosciuta dalle casse malati e dall’autorità. In altri Paesi c’è da 20 anni. La Svizzera deve recuperare il terreno perduto anche perché i ticinesi sono tra i consumatori più accaniti in Svizzera di sonniferi, che danno dipendenza e assuefazione. Ricette fatte con leggerezza, senza una diagnosi adeguata, così da coprire il sintomo senza andare alle radici del problema. Il risultato: un piccolo esercito di ‘drogati’ che, colmo dei colmi, seppur impasticcati non riescono comunque a dormire. Il dosaggio va aumentato per ottenere gli stessi effetti. Alla fine, chi non dorme si ritrova con due problemi: la dipendenza da benzodiazepine e l’insonnia non risolta. È ormai un problema di salute pubblica.