Commento

Migranti, e alla signora Pantani scappa ancora la frizione!

Dopo i chierichetti, ecco una nuova polemica con Reto Ceschi che intervista Bartolo, il medico dei migranti a Lampedusa

La consigliera nazionale Roberta Pantani (Ti-Press)
5 giugno 2019
|

Decisamente alla vice-sindaca di Chiasso (capo dicastero socialità!) e consigliera nazionale è scappata ancora una volta la frizione, e sempre quando ci sono di mezzo migranti.

Già accadde, quando, polemizzando con don Feliciani sul Mattino e sbagliandosi clamorosamente, scrisse che il Don per le sue funzioni utilizzava quali chierichetti bambini provenienti da altre culture, migranti pure loro.

Si ricorderà che quei chierichetti in realtà erano bimbi svizzeri, adottati in Etiopia, un paese a maggioranza cristiana. Aspetto che comunque doveva importare e importa poco, perché di bambini si trattava punto a basta.

Commentando quel fatto – non isolato perché in seno alla Lega ci fu già chi disse ‘basta neri in Nazionale’ – ci eravamo chiesti quale sarebbe stato il prossimo passo.

Eccovi serviti. Lunedì sera la politica è stata invitata a ‘60 minuti’ a parlare di parità e sciopero delle donne. Come noto, il conduttore Reto Ceschi da qualche tempo apre la trasmissione con un’intervista su un tema diverso da quello trattato nel dibattito che poi segue. Questa volta è toccato al medico di Lampedusa, il dottor Pietro Bartolo, appena eletto al parlamento europeo. Al termine dell’intervista, a tratti commovente, nel corso della quale Bartolo ha anche detto la sua sulle centinaia e centinaia di migranti che ha soccorso o trovato morti nei sacchi, la politica leghista ha sbottato: ‘Ce l’ho proprio qui sul gozzo: dopo 18 minuti di intervista ad un europarlamentare Pd, che oltre tutto alle europee è arrivato secondo, – a Lampedusa la Lega ha preso quasi il 46% di voti – mi aspetto, caro Ceschi, che la settimana prossima lei dia lo stesso tempo ad un europarlamentare leghista. Perché sennò, mi scusi, altro che faziosità. Poi vi lamentate che sul Mattino siete definiti faziosi…’. Del resto, di tutto il resto raccontato dal medico: e chissenefrega! Capito?

Ma cosa hanno a che fare questi due casi? Prima si è voluto ‘dettar legge’ in chiesa, decidendo chi deve fare il chierichetto, e adesso anche chi va invitato ad una trasmissione della Rsi, sostenendo che un personaggio come Bartolo (interessante non per il colore politico, ma per il suo impegno umanitario di lungo corso al fronte) debba essere bilanciato con uno di fede politica opposta. Certo che vorremmo vederlo un medico salviniano che apre per anni i sacchi coi cadaveri anche dei bambini e non butta la tessera del partito in mare! Se c’è, Ceschi lo intervisti pure.

Ma quello che più impressiona è la reazione piccata che la butta subito e come se nulla fosse in politica, quando ci sono di mezzo persone che aiutano, che soccorrono o che sono vicine ad altre dalla pelle nera. Accanto a don Feliciani c’erano (e speriamo vi siano ancora) chierichetti etiopi; Bartolo porta soccorso ai migranti, alcuni dei quali – lo ha ricordato lunedì sera – arrivano a Lampedusa già morti in tenera età, dentro sacchi colorati, ‘vestiti a festa e con tante treccine, come se andassero ad una festa’ ha raccontato, facendo riferimento alle speranze che queste persone nutrono nell’approdare ai nostri lidi. 

Lasciamo che le parole dell’intervistato medichino (forse) anche queste ferite, inferte con insostenibile leggerezza all’idea bella di coscienza civile: ‘Io – ha detto il medico – sono convinto che ci sia qualcosa di buono in ognuno di noi…’. Tradotto (pensando ai politici ‘influencer’): la speranza sul bagnasciuga di Lampedusa non è morta.