Fare o non fare il nome del docente della scuola elementare del Bellinzonese, attualmente al fresco e accusato di atti sessuali con minori, coazione sessuale e violazione del dovere di assistenza o educazione? È la domanda che ci siamo posti ieri in redazione, ma anche nei giorni precedenti, visto che da venerdì scorso si sapeva dell’arresto dell’insegnante. Alle redazioni era persino giunta – fatto abbastanza eccezionale – una nota del Ministero pubblico e della Polizia cantonale che così recitava: “Vista la delicatezza dell’indagine appena avviata e a tutela delle vittime coinvolte si invitano formalmente gli organi di informazione a non diffondere per ora, e sino a nuovo avviso, tale notizia”. A questa richiesta ci siamo attenuti tutti, stampa cartacea e online, anche se le voci nel comune in cui il docente insegnava ed era improvvisamente mancato da scuola da venerdì scorso – ufficialmente per un malore – cominciavano a rincorrersi. Ma, in questi casi, su tutto deve sempre prevalere la tutela dell’identità dei minori. Minori che sono sempre da proteggere, anche quando sono autori di reati, non solo vittime come in questo nuovo caso. Un modus operandi non sempre capito dai lettori che vorrebbero sapere ogni volta nome e cognome dell’arrestato. Non da ultimo, va considerato che inchieste giudiziarie con al centro minorenni così giovani quali possibili vittime di reati sessuali, nell’accertamento dei fatti possono rivelarsi molto complesse. Se vengono diffuse notizie appena avviata l’inchiesta, le giovani vittime potrebbero venir influenzate. Come? Anche semplicemente in buona fede dai genitori, che allertati dai media iniziano a chiedere al figlio se ha visto, se ha saputo o se si ritiene vittima di un qualche strano comportamento del docente. E questa verifica domestica può poi influenzare le future testimonianze degli scolaretti quando successivamente saranno chiamati dalla polizia, o dal magistrato, a rendere la loro testimonianza. Per questo è stato meglio non agitare le acque, per non rischiare di inquinare le prove. Sta di fatto che dal giorno dell’arresto, com’è normale che sia, il caso è divenuto (perlomeno a livello locale) vieppiù di dominio pubblico. E di conseguenza la richiesta di silenzio stampa sempre meno giustificata, tant’è che il Ministero pubblico ha informato ieri formalmente dell’arresto e dei reati contestati al docente, invitando però i media a usare comunque la massima discrezione e prudenza nel dar la notizia, questo per tutelare il più possibile le giovani vittime. Per ora – anche se a dare una decisa spallata alla discrezione, restringendo di molto il campo, c’è stato ieri mattina anche il comunicato stampa del Municipio del comune dove lavora il docente (che informava di aver tempestivamente adottato tutti i provvedimenti del caso, elencandoli) –, sempre a tutela delle vittime, continuiamo a non fare il nome del docente e del comune. Non lo facciamo, almeno per ora, anche se qualcuno potrebbe obiettare che anche solo incrociando i dati resi pubblici in queste ore dai siti e dalle tv (docente delle elementari, del comune chiamato…, attivo politicamente, culturalmente ecc.), l’identità della persona non è difficile da trovare. E trovandola, risalire – purtroppo – agli allievi (e di riflesso alle vittime), che lo ribadiamo vanno protetti. Anche perché la storiaccia e i capitoli penali a venire, in attesa dei necessari chiarimenti, non finiranno dopodomani.