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Vende un tosaerba online e gli rubano 3mila franchi

Entrano nei suoi conti, spostano soldi e fanno 6 operazioni con Twint da Ginevra. La disavventura di un ticinese. ‘Chi è truffato è solo’

Entrano nei suoi conti, spostano soldi e fanno 6 operazioni con Twint da Ginevra. La disavventura di un ticinese. ‘Chi è truffato è solo’

28 marzo 2025
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Una fregatura che fa male. Truffatori davvero sofisticati entrano nei conti Raiffeisen di un sessantenne del Sopraceneri, la Magistratura alza bandiera bianca e la banca non rimborsa nulla. Tutto per un trattore tosaerba.

Pensare che Carlo (60 anni) era soddisfatto: piacevolmente seduto in poltrona di casa sua, senza fare troppo sforzo, aveva trovato un acquirente sul portale tutti.ch per il suo macchinario da giardino, che non usava più. Prezzo: 1’800 franchi. Si era fatto avanti un bernese, tale Antonio Russo. Era un afoso martedì di agosto. Nel pomeriggio si erano scambiati qualche messaggio via WhatsApp e verso sera l’acquirente bernese aveva deciso di procedere con l’acquisto, pagando con Twint. Mentre Carlo attendeva di incassare i soldi, il bernese gliene stava, in realtà, rubando 3mila dal conto. Questo il ticinese lo scoprirà solo il giorno seguente.

‘Non ho ancora capito come hanno fatto’

Ecco i fatti: «Nel giro di venti minuti hanno fatto sei operazioni da 500 franchi con Twint in un chiosco a Ginevra. Sono entrati nei miei conti Raiffeisen e hanno spostato soldi da un conto all’altro», ci racconta ancora allibito. Per fortuna qualcosa l’aveva insospettito. Una tempestiva telefonata alla banca riesce ad arginare i danni di una truffa, che poteva fare ancora più male. Carlo non è uno sprovveduto, ha lavorato 40 anni nella sicurezza, ma c’è cascato pure lui. «A dire il vero non ho ancora capito come hanno fatto. Non mi fido più di questi strumenti di pagamento, ho rimosso Twint», precisa.

C’era di mezzo un corriere

Facciamo un passo indietro. «Per la consegna del tosaerba, l’acquirente mi aveva proposto di inviare un corriere». Non avendo fretta, Carlo gli propone di passare a vederlo. «Mi ha chiesto alcuni dati tecnici. Gli bastavano quelli». A questo punto, il bernese invia a Carlo una procedura da seguire per incassare i 1’800 franchi pattuiti usando Twint: riceve un link (https://postik-money.space/185959103) con un modulo da compilare, dove fornire i dati per l’incasso. Qualcosa va storto e il link viene ritrasmesso. L’acquirente bernese messaggia: “Ho già pagato tutto. Non posso annullare l’ordine”. A questo momento, Carlo riceve dei codici da immettere nel link. Lo fa ma la risposta gli fa alzare le antenne: «La transazione è stata messa in coda. Non è necessario accedere a Raiffeisen fino a domani alle 18». Carlo telefona più volte al bernese. Nessuno risponde. A questo punto – ormai è sera inoltrata – capisce che probabilmente Antonio Russo non esiste affatto. Chiama la sua banca e scopre che qualcuno è entrato nei suoi conti.

L’indagine della Procura

La disavventura del sessantenne diventa una denuncia per truffa contro ignoti che la Procura chiude in un mese con un non luogo a procedere e due pagine di argomentazione. In sostanza Carlo, per la procuratrice pubblica, avrebbe aperto ai malviventi la porta d’accesso. Scrive nel decreto: “Ignorando molteplici campanelli di allarme, primo fra tutti quello relativo allo strano metodo di pagamento e di ritiro della merce (...) ma anche il fatto che il presunto interessato abbia sistematicamente ignorato le proposte di esaminare il tosaerba in vendita”. Gli accertamenti sul numero di telefono sono un vicolo cieco.

Per la procuratrice, non è proporzionale fare altri atti istruttori per tentare di identificare gli autori del raggiro, che “notoriamente agiscono all’estero, usando strategie, a volte altamente sofisticate, che ne impediscono l’identificazione”. Oltre a essere stato truffato da sofisticati manigoldi e aver perso 3mila franchi, c’è anche la ramanzina dalla procuratrice: “Doveva fare più attenzione”. La Procura in sostanza alza bandiera bianca, concludendo che il procedimento penale potrà essere riattivato in caso di nuovi elementi. Carlo non la digerisce. A ottobre chiede di sapere l’esito delle indagini riguardo agli accertamenti telefonici. Nessuna risposta fino a ora. La banca non ha rimborsato nulla.

‘Si passa anche per stupidi’

«La triste verità è che chi viene truffato passa anche per stupido ed è solo», commenta amaro Carlo. Il trattore tosaerba è ancora posteggiato in giardino. Il prossimo acquirente dovrà (probabilmente) pagare cash. Carlo è una tra le molte vittime in Svizzera dove il numero di reati digitali è più che raddoppiato dal 2020. Nel 2024, la polizia ha registrato 59’034 infrazioni di questo tipo. Una fotografia probabilmente parziale, perché chi viene truffato spesso non ne parla, per non sentirsi ‘giudicato’.

L’esperto

‘Così trovano il modo di accedere ai conti’

«Sono truffatori che sfruttano le piattaforme online e trovano il modo per farsi dare, con l’inganno, indicazioni per accedere al conto della vittima. Quando c’è un pagamento via Twint o Qr Code, talvolta la indirizzano, attraverso un link, a un sito, magari postale, che pare autentico, ma non lo è», spiega Alessandro Trivilini, ingegnere informatico che si occupa di sicurezza, nuove tecnologie e investigazioni digitali.

Ti-PressTrivilini: ‘Controllare se il destinatario è corretto’

Spesso c’è un passaggio intermedio – continua l’esperto – che permette ai truffatori di accedere ai conti e a Twint della vittima. La truffa è sempre dietro l’angolo. Ci fa l’esempio del meccanismo di ‘cashback’ per premiare chi acquista e paga con monete digitali. Lo usa la Città di Lugano (ma non è l’unica) mettendo dei Qr Code su adesivi posizionati per terra o sui muri. «Il link porta al sito della Città di Lugano, dove il turista deve registrarsi per ottenere il rimborso. Una tecnica truffaldina è quella di applicare un falso adesivo sopra quello vero, con un link che porta a un sito falso, dove rubano i dati. È una tecnica che funziona e vale per tutti i sistemi digitali di pagamento come Twint. Bisogna sempre controllare di arrivare al corretto destinatario», precisa il docente al Dipartimento tecnologie innovative (Supsi) e responsabile del Servizio informatica forense (Supsi).

Delegare alla IA può aiutare il crimine

Un altro consiglio dell’esperto è quello di mantenere il controllo e non automatizzare il riconoscimento della propria identità per fare delle attività in delega. «L’intelligenza artificiale lavora per te e si muove con la tua identità anche mentre dormi. Ad esempio l’App che fa trading online, ossia operazioni finanziarie al mio posto, oppure l’App che monitora siti come ad esempio, tutti.ch e quando c’è il prodotto che sto cercando lo acquista. Per farlo serve una delega. Questo può favorire truffe online», precisa.

Anziani ingannati

Raggirati con falsi corteggiamenti

«Abbiamo casi di persone vittime della truffa dell’amore, anziani corteggiati online e irretiti in finte relazioni, che svuotano il conto in banca, li destabilizzano emotivamente, frantumano sogni e cuori. C’è chi ha perso patrimoni ingenti e si vergogna a parlarne in famiglia», spiega Laura Tarchini, responsabile comunicazione Pro Senectute Ticino e Moesano. Molte vittime non hanno il coraggio di denunciare, schiacciate dall’umiliazione di essere state ingannate da un profilo falso. Dietro le quinte truffatori abili nel creare, con pazienza e costanza, legami intimi. Quando la vittima si fida, inizia la narrazione di difficoltà personali. Qui si passa alla truffa con la richiesta di soldi.

Depositphotos

La criminalità ora è nel digitale

Anche questa tipologia di truffa sarà tematizzata in una serie di incontri di sensibilizzazione su come ‘navigare in tutta sicurezza nella vita digitale’ organizzati in Ticino dalla Polizia cantonale in collaborazione con diverse organizzazioni (Pro Senectute, Atte, GenerazionePiù, Aila-Oil, Generazioni&Sinergie e Opera Prima). La campagna è stata presentata ieri a Lugano. «La criminalità economica si è spostata dal mondo reale a quello digitale. Occorre rafforzare le difese e creare gli anticorpi contro spiacevoli sorprese, grazie all’informazione e allo scambio di esperienze», ha detto Renato Pizolli, portavoce della Polizia cantonale. Meglio preparati e più diffidenti per evitare brutte sorprese. Le tematiche spazieranno dal phishing ai malware, dai reati connessi a sistemi di pagamento online, Mobile Banking e Mobile Payment alle truffe dell’investimento, dell’anticipo e dell’amore. I prossimi appuntamenti: il 15 aprile (alle 15) alla sede Atte a Chiasso (via Generale E. Guisan 17) e il 24 aprile (alle 14) al Centro diurno Insema a Locarno-Solduno (via D. Galli 50).

Ti-PressPizolli: ‘La criminalità si è spostata in rete’

Visto il continuo aumento dei reati digitali vien da chiedersi quale impatto possano effettivamente avere queste lodevoli iniziative di sensibilizzazione. La prevenzione porta i suoi frutti secondo Patrick Cruchon, addetto alla prevenzione della Polizia cantonale: «Abbiamo visto diminuire le truffe del falso nipote, dai 42 casi del 2023 siamo scesi ai 12 dello scorso anno. Quest’anno non abbiamo ancora avuto casi», precisa. Una buona notizia.

Dal 2010, la percentuale di anziani digitalizzati è raddoppiata: oggi il 74% delle persone over 65 naviga online. «I senior che non sono ancora online sono ormai una minoranza, dunque il tema della sicurezza digitale è più che mai centrale», conclude Tarchini. L’invito a Comuni e associazioni di vario genere è quello di contattare Pro Senectute per pianificare queste iniziative di sensibilizzazione.