Si tratta di una condizione che riguarda il 22% della popolazione residente in Svizzera. Le conseguenze e le soluzioni proposte da ‘Leggere e Scrivere'
Leggere e scrivere non è come il proverbiale “andare in bicicletta”, che una volta imparato si sa fare per sempre. È più simile all’andare in palestra: bisogna continuare ad allenarsi altrimenti si perdono le competenze. E proprio la mancanza di pratica – insieme ad altri fattori come difficili condizioni di vita familiare, problemi di salute, abbandono del percorso scolastico, migrazione – è una delle ragioni per cui il 22% della popolazione residente in Svizzera tra i 15 e i 65 anni vive in situazione di illetteratismo. Ovvero non dispone di sufficienti capacità nella lettura e nella scrittura per operare in maniera autonoma ed efficace nella vita quotidiana.
Le conseguenze possono essere numerose e spiacevoli a livello individuale e sociale e condizionare anche in futuro: difficoltà a seguire il percorso scolastico dei figli, a prendersi cura della propria salute o di quella dei familiari, rischio di disoccupazione e precarietà finanziaria, disagio, insicurezza, esclusione. Stando ai più recenti dati a disposizione – quelli relativi al 2023 dell’indagine internazionale Piaac finalizzata a valutare le competenze cognitive degli adulti in 31 nazioni – emerge che nel nostro Paese circa il 30% della popolazione presenta punteggi insufficienti in almeno una delle tre seguenti competenze di base: lettura, matematica elementare e risoluzione adattiva di problemi.
«Queste cifre attestano che abbiamo ancora ragione di esistere», commenta Mauro Tettamanti, presidente dell’Associazione Leggere e Scrivere della Svizzera italiana che da 30 anni si impegna a lottare contro l’illetteratismo sensibilizzando sul tema e offrendo corsi sul territorio. «Quando l’Associazione è nata si parlava solo di lettura e scrittura, da lì il nome – specifica Tettamanti –. Nel frattempo siamo diventati più grandi, dal volontariato siamo passati a un’attività con collaboratori stipendiati. E ci siamo anche messi in rete a livello nazionale sotto la Federazione Leggere e Scrivere che ha un contratto di prestazione quadriennale con la Confederazione in base al quale siamo sovvenzionati per svolgere il nostro lavoro». Un lavoro, mette in luce Tettamanti, che ormai non comprende più solo lettura e scrittura ma in generale le competenze di base, quindi anche la matematica elementare e l’uso dei più comuni strumenti digitali.
«Il nostro obiettivo è di aiutare le persone a migliorare le proprie competenze di base per permettere loro di aumentare l’autonomia personale – spiega Martina Oleggini, coordinatrice dell’Associazione –. Questo è un concetto chiave nella sensibilizzazione, sulla quale puntiamo in modo preponderante perché l’illetteratismo è ancora troppo sottovalutato».
La sensibilizzazione viene fatta in diversi modi: «Da una parte ci rivolgiamo al pubblico direttamente interessato dalla carenza di competenze di base con la campagna “Semplicemente meglio” che si svolge principalmente attraverso video, cartoline e manifesti con messaggi semplici come “Riesco ad aiutare i miei figli con i compiti. Grazie ai corsi”. Ci rivolgiamo anche alle figure cosiddette “mediatrici” – come chi lavora negli uffici di collocamento, agli sportelli comunali, negli studi medici – per renderle attente ai segnali che suggeriscono questo tipo di difficoltà negli utenti, ad esempio durante la compilazione di formulari. Oltre ad aiutare le persone sul momento, questi mediatori possono indirizzarle verso la nostra Associazione. Cerchiamo inoltre di stimolare i datori di lavoro a concedere del tempo ai propri dipendenti per formarsi, anche perché viene sempre più richiesto loro di saper utilizzare strumenti digitali e informatici, ciò che presuppone la capacità di leggere».
Da quest’anno l’Associazione è diventata centro di competenza della Lingua Facile, prendendo il testimone da Pro Infirmis che a fine 2025 chiuderà il proprio ufficio adibito. «La Lingua Facile – articola Oleggini, riferendosi a quel tipo di variante linguistica che prevede regole di semplificazione per la redazione di testi facilmente comprensibili – è uno strumento che nasce dal mondo della disabilità cognitiva ma che è molto utile anche per una grossa fetta della popolazione che ha difficoltà con la lettura. Sul sito dell’Amministrazione cantonale ci sono alcune pagine tradotte in Lingua Facile, e da qualche settimana a questa parte lo sono anche certe notizie della Rsi che vanno in onda nel radiogiornale delle 11.45 di Rete Uno».
Leggere e scrivere
Cartoline della campagna di sensibilizzazione
Quanto ai corsi, «attualmente ne proponiamo quattro – illustra la coordinatrice –: due di alfabetizzazione a cui partecipano soprattutto persone poco scolarizzate o che hanno bisogno di imparare le basi della lingua italiana, e due di “leggere e scrivere con disinvoltura”, in cui si approfondiscono specifici aspetti linguistici. Non abbiamo corsi mirati su matematica o l’uso delle tecnologie digitali, ma le relative fondamenta vengono in parte trattate in quelli base per fornire le competenze necessarie a calcolare gli sconti, seguire le ricette, pagare con Twint. Nel tempo abbiamo accolto persone che non prendevano i mezzi di trasporto pubblico da sole perché, avendo problemi a leggere il nome delle fermate, non erano in grado di orientarsi, ma grazie ai nostri corsi sono riuscite a migliorare notevolmente la loro autonomia negli spostamenti e alcune hanno perfino intrapreso dei viaggi da sole. Quando i nostri corsi non sono adeguati alla richiesta orientiamo le persone verso altri enti formativi la cui offerta risponde al bisogno specifico».
Nel quadro della sensibilizzazione rientra anche il “Progetto ambasciatori” avviato due anni fa e che prevede la formazione di persone disponibili a testimoniare la loro esperienza con l’Associazione Leggere e Scrivere. Ana è una delle due ambasciatrici in Ticino, dove è arrivata nel 1985, dopo aver svolto 8 anni di scuola nella ex Jugoslavia: «Una volta qui ho iniziato subito a lavorare e ho imparato da sola l’italiano grazie ai giornali, ai dizionari, ai libri. Ho cominciato anche a occuparmi di teatro e a scrivere dei copioni – racconta Ana –. Un giorno mia figlia mi ha regalato un corso di “leggere e scrivere con disinvoltura”. Io che avevo letto Goldoni, Pirandello, Sciascia pensavo di non averne bisogno, ma mi sono comunque presentata». Il compito della prima lezione prevedeva di scrivere una biografia, ricorda Ana: «Quando la volta successiva ci è stato riconsegnato il testo, il mio era pieno di correzioni in rosso. Non me lo aspettavo. Allora ho deciso di andare avanti. Ora sono al terzo anno e se riguardo i miei copioni di un tempo mi metto le mani nei capelli».
Ammettere di avere difficoltà nella lettura e nella scrittura non è da tutti: «Molta gente ha paura di essere giudicata – rileva Ana –. Recentemente un mio conoscente muratore di 55 anni ha perso il lavoro. Avrebbe dovuto iniziare a redigere delle candidature per cercarne uno nuovo, ma non sapeva da dove iniziare, non aveva mai scritto una lettera in vita sua nonostante fosse nato e cresciuto in Ticino. Gli ho proposto di rivolgersi a Leggere e Scrivere ma mi ha detto “no, assolutamente, alla mia età mi vergogno”. Così l’ho aiutato io. È molto triste che una persona che ha lavorato tutta la vita sui cantieri si senta così a disagio per questo tipo di carenze. Tutti ne abbiamo di qualche tipo», commenta Ana, che conclude lanciando un messaggio: «La buona notizia è che quelle relative alle competenze di base si possono colmare. E questo può migliorare la propria vita e quella delle persone che ci circondano».