In Svizzera si testa la distribuzione controllata. Negli adolescenti la canapa può scatenare paranoia, schizofrenia. Ne parla lo psichiatra Politano
Canapa libera, per tagliare le gambe al mercato nero e ai suoi frutti avvelenati, di chi mette il business al primo posto. Diversi Paesi, la Germania da poco, hanno scelto la via della legalizzazione per tentare di controllare la qualità dell’erba che circola di casa in casa, ridurre il mercato nero e tutelare i più giovani. Non sempre i risultati sono soddisfacenti. La tollerante Olanda, pioniera della canapa libera, dopo anni si è ritrovata a fare i conti con bande di narcotrafficanti, piantagioni illegali, capendo che tenere l’organizzazione criminale fuori dal ciclo della cannabis è estremamente difficile.
Altro punto critico, le ricerche che evidenziano una correlazione tra cannabis e problemi di salute. Anche un recente studio dell’Università di Berna evidenzia un aumento dei tassi di ricovero in reparti psichiatrici per diagnosi correlate alla cannabis. La maggior parte dei casi riguardava persone tra i 15 e i 44 anni. In Svizzera, malgrado i divieti, ci sono 300mila consumatori quotidiani.
In Canada, invece, la liberalizzazione ha modificato le forme di consumo, oggi più blande e meno rischiose. Il Paese ha legalizzato la cannabis 5 anni fa, focalizzandosi in particolare sulla salute pubblica legiferando restrizioni alla vendita ai giovani, limiti ai livelli di tetraidrocannabinolo (Thc), informazioni chiare sui rischi per la salute sulle etichette dei prodotti, nonché ricerche sull’uso della sostanza.
Come interpretare allora le recenti ricerche che parlano di un rischio da 2 a 3 volte più alto negli adolescenti di sviluppare tratti psicotici e schizofrenia per chi fuma regolarmente cannabis? Un volto oscuro dell’abuso di canapa sono effettivamente allucinazioni, ansia, una incontrollabile paranoia che forza alcuni ragazzini a stare solo con chi fuma, con chi non li giudicherà mai, rinchiudendosi in un mondo illegale e alternativo dove paradossalmente si sentono più sicuri. Lo spiega lo psichiatra Andrea Politano attivo alla Rete operativa e alla clinica Santa Croce, che cura questi ragazzi. “Se la canapa diventasse legale, cadrebbe questa clandestinità e sarebbe probabilmente più facile agganciare questi giovani”, dice lo specialista che è anche il medico di riferimento per Antenna Icaro, che si occupa di dipendenze nel Sopraceneri.
Cosa sappiamo oggi sulle possibili conseguenze dell’uso quotidiano della canapa nei giovanissimi? Da cosa vanno tutelati?
A differenza da quanto troppo spesso si pensa, il Thc non è una sostanza da sottovalutare. Se le intossicazioni sono poco pericolose su un piano fisico e generalmente non molto eclatanti nel momento del consumo, un uso regolare espone a rischi significativi a lungo termine: appiattimento affettivo, ansia, paranoia, alienazione e ritiro sociale, fino a veri e propri episodi psicotici che possono poi cronicizzarsi. Inoltre, anche se non ci sono evidenze per fenomeni di dipendenza fisica, la dipendenza psicologica è ben evidente nell’esperienza clinica.
Di che età stiamo parlando?
L’età in generale sembra essersi abbassata, con esordi di consumo già verso i 13 anni. Una sensibilità individuale è comunque da tenere in considerazione, con alcuni ragazzi che sviluppano un consumo sociale e occasionale, altri regolare ma limitato, fino a casi in cui diventa l’attività principale con 5-10 canne al giorno. Il punto è che il cervello ha un’evoluzione organica importante che va oltre i 20 anni e i rischi di creare danni di difficile soluzione è tanto più grande quanto più è precoce e intenso il consumo.
Diverse generazioni hanno fatto uso di spinelli senza grandi disturbi. Non si sta esagerando nel proteggere i giovani da ogni potenziale rischio?
Alcuni genitori la pensano così. L’hanno fatto loro ai loro tempi e non lo vivono come un grande problema per i loro figli. Quello che gira attualmente sulle strade è però diverso dai prodotti utilizzati negli anni 60-70. Oggi la canapa è molto più potente, è stata selezionata nel tempo per contenere sempre maggiori concentrazioni del principio attivo di cui parliamo, il Thc. Oggi, le stesse abitudini di ieri sono quindi più pericolose.
Come mai pochi spinelli possono alterare le funzioni cerebrali di un adolescente ed esporlo ad ansia, deliri, allucinazioni, schizofrenia?
Quello che osserviamo più spesso nei ragazzi che abusano di cannabinoidi è lo sviluppo di un atteggiamento paranoide verso ciò che è percepito come distante da sé, primo tra tutti il difficile mondo degli adulti. Utilizzare Thc fa stare bene e rilassa, ma si paga. Quando si smette l’ansia cresce, e vivere in uno stato paranoico diventa la normalità dalla quale non si immagina un’alternativa. Quindi si continua a fumare. È un cane che si morde la coda. Altro segno frequente è quella che chiamiamo sindrome amotivazionale: adolescenti che non studiano, non lavorano, perdono interesse per il loro percorso verso una vita adulta, stanno unicamente sul divano tra social e videogiochi ripetitivi. Peggio ancora, si lasciano trascinare in contesti criminali senza trovare l’iniziativa di opporsi.
Una legalizzazione con regole e una produzione locale potrebbe scongiurare questa prossimità degli adolescenti con ambienti di criminalità e spaccio?
Nonostante i rischi siano concreti, i divieti non hanno aiutato ad affrontare il problema. Una legalizzazione ci permetterebbe di sapere che cosa e quanto si consuma, aiutando le cure e la ricerca. Si eviterebbero sostanze di taglio che aggiungono rischio e confondono le acque. Legalizzare, inoltre, aiuterebbe ad allontanare i ragazzi da una dimensione clandestina che paradossalmente viene percepita come protettiva nei confronti del resto del mondo, vissuto invece come minaccioso. Sottrarre questi ragazzi (e proventi) alla criminalità organizzata sarebbe già un bel risultato.
Sembra una percezione distorta della realtà in cui vivono, dove buoni e cattivi hanno ruoli inversi…
Chi è fragile e si sente minacciato facilmente preferisce stare con chi è ugualmente fragile per lo stesso motivo, perché meno minaccioso e non giudicante. In questo senso, rinchiudersi in un mondo nemico del mondo può ispirare paradossalmente più sicurezza. Purtroppo, la criminalità si approfitta spietatamente di questa situazione. Se la sostanza diventasse legale, cadrebbe questa barriera tra i due mondi e sarebbe più facile agganciare questi giovani.
Come mai un 13enne deve sedarsi con dieci canne al giorno?
Per alcuni ragazzi, magari più fragili, è una sorta di automedicazione per affrontare l’insonnia, per sedare l’ansia o un’angoscia esistenziale. Tanti mi dicono: ‘Senza una canna non posso immaginare di riuscire a dormire’. In altri casi, si inizia per la ricerca di nuove relazioni tra pari, fisiologica per un adolescente: andare contro il gruppo non è affare facile (e purtroppo c’è chi si approfitta anche di questo). Anche per questo motivo, anche se la canapa non dà dipendenza fisica, quella psicologica è molto forte. Il consumo viene vissuto come un porto sicuro, un aiuto contro la solitudine o contro i propri demoni. In realtà si pongono le basi per distorcere la propria visione del mondo, e spesso la critica di un genitore o l’appoggio di un esperto vengono vissuti come invasivi e non come il tentativo di dare una mano.
Paranoia, ansia, allucinazioni, cessano se si smette di consumare?
Se si riesce a sospendere l’uso, nella maggior parte dei casi i danni si attenuano nel tempo. Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi. Assieme alle ricadute arriva spesso una riacutizzazione dei sintomi e un peggioramento della prognosi. Sappiamo che nella schizofrenia a ogni episodio critico c’è un danno che si mantiene nel tempo. Non tutti i consumatori sviluppano una schizofrenia, ma è comune esperienza clinica che più tardi si interviene, più tardi si interrompe il consumo, più i danni in senso psicotico rischiano di diventare permanenti.
Psicosi o schizofrenia: con o senza canne l’insorgenza dei sintomi si sarebbe forse comunque manifestata nei ragazzi predisposti?
È noto in letteratura scientifica come il consumo di Thc possa accelerare l’insorgere della schizofrenia in soggetti considerati predisposti. I quadri clinici reali sono però spesso più subdoli e si tende a sottovalutarli. Nei fatti, anche ragazzi che non sviluppano mai i criteri per una schizofrenia possono sviluppare un “funzionamento psicotico”, ovvero un’effettiva incapacità di affrontare le necessità del mondo in cui viviamo.
Come riesce un terapeuta ad agganciare ragazzi che vedono il mondo degli adulti come ostile?
È utile valorizzare le risorse e le ambizioni personali e includere nelle cure gli affetti positivi (sia genitori, sia pari che non fumano). Purtroppo oggi molti ragazzi fanno fatica a sviluppare un sistema di valori solido su cui fare leva, specialmente se hanno vissuti traumatici. Aiutarli a capire chi sono e chi potranno essere può rappresentare un inizio. Ma, specialmente con il Thc di mezzo, non è un percorso facile. Sono comunque fiducioso che, per quanto controintuitivo, anche un’eventuale legalizzazione potrebbe dare una mano.