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L'Egitto non è un Paese per cani: costretti ad ‘abbandonarli’

Una nuova legge sugli animali pericolosi costringe i proprietari a dovercisi obbligatoriamente dividere. Insorgono le organizzazioni in loro difesa

Mona Khalil
12 luglio 2023
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Solo chi ha un animale domestico sa quanto ci si affezioni. Occhioni grandi e affetto incondizionato rapiscono il cuore di grandi e piccini. In Egitto, una nuova legge (la n. 29 del 2023), potrebbe costringere i proprietari di un ‘amico a quattro zampe’ a dovercisi obbligatoriamente dividere. Una decisione, calata dall’alto, che preoccupa chi è al fronte della protezione degli animali domestici.

Mona Khalil è la presidente della Società egiziana per la misericordia con gli animali e presidente della federazione cappello. La raggiungiamo nel Paese africano e va subito al sodo: «Questa nuova norma è come proibire alle persone di guidare un’auto dopo che si è verificato un incidente stradale... capite che è un’assurdità!». Un iter legislativo che dunque non può essere condiviso così come è stato gestito: «Nonostante il coinvolgimento delle associazioni animaliste in alcune sessioni di elaborazione della legge, siamo rimasti sorpresi quando è stata annunciata l’applicazione retroattiva – ha spiegato a ‘laRegione’ –. I proprietari di animali ritenuti pericolosi saranno costretti, senza una discussione preventiva con le varie organizzazioni, a consegnarli all’Autorità generale per i servizi veterinari».

Quale la scintilla? Mona Khalil fa un passo indietro e ci fa sapere che nel suo Paese è alquanto naturale possedere e tenere in casa animali selvatici, come leoni o tigri. Così che non è fuori dal comune venire a sapere di disgrazie. «Anche per questo – ci racconta –, nel 2019, il parlamento egiziano aveva già cercato di modificare la legge che consente il possesso al proprio domicilio di animali selvatici. Nulla però si era mosso, fino a febbraio quando un pitbull, di proprietà di un famoso chef televisivo, ha aggredito, mordendolo, un uomo, un banchiere. Ricoverato all’ospedale per una grave ferita alla mano, mentre stava per essere operato è stato colto da infarto. Dopo due mesi di coma è morto. Ovviamente, la reazione dell’opinione pubblica è stata grande, tanto che il parlamento è ritornato sull’argomento e questa volta... a gamba tesa!».

Seppur coinvolte nelle riunioni di discussione per una nuova regolamentazione, e prefigurato un compromesso, le organizzazioni si sono poi viste ‘scavalcate’ sul concetto di pericoloso e soprattutto sulla retroattività della legge, un elemento che fa piombare nello sconforto intere famiglie. «L’elenco delle razze bandite è molto ampio – rimarca la nostra interlocutrice –. Il giro di vite arriva, infatti, per una quindicina di razze: pitbull, rottweiler, pastore tedesco, boxer, husky, pastore caucasico, bullmastiff, dobermann, alaskan malamute, akita, american bully, alabai, dogo argentino, cane corso e tosa. Quando abbiamo discusso della legge con i deputati, invece, non si è discusso di nessuna di queste razze. Siamo rimasti, ancora una volta, scioccati dal numero di razze incluse e in particolare dall’imposizione di doverli ‘abbandonare’, perché è di questo che si tratta! Possiamo anche condividere la volontà di regolamentare meglio la sicurezza, ma in un’ottica futura, non certo punire coloro che già possiedono uno di questi cani e a cui ci si è evidentemente affezionati».

Ma vi sono margini di manovra per intervenire in una legge praticamente già scritta? Normativa, annunciata a fine maggio, che vuole regolare come detto la proprietà di animali pericolosi, non solo razze canine ma anche animali selvatici, insetti velenosi e rettili. «Soprattutto le persone con cani iscritti nella legge dovrebbero essere comunque liberi di tenere questi animali (ovviamente attivando le necessarie misure di sicurezza). Parallelemante – evidenzia la presidente – stiamo combattendo per diminuire il numero di razze ‘pericolose’. Una legge che, non essendoci gli statuti esecutivi né la pubblicazione, non ha ancora alcun effetto. A questo punto chiediamo un passo indietro. Non certo, come potrebbe capitare adesso, di subire la galera o multe salatissime».

Una legge che potrebbe peraltro essere una ‘prima’: «Qualche Stato ha già l’esclusione di qualche razza. Nel caso del Regno Unito quattro razze non possono essere importate. Mai nessuno ha predisposto una lista di una ventina di razze vietate. Cosa si aspetta il governo? Quale razza si dovrebbe scegliere per un cane da guardia? Un cocker spaniel? Vi è poi tutto il discorso professionale e non solo affettivo. Pensiamo alle fattorie, alle industrie, fino ai cani utilizzati per la sicurezza personale e per i ciechi. E, soprattutto, come puoi chiedermi di dar via il mio cane solo perché è stato incluso, improvvisamente e ingiustificatamente, nelle razze “pericolose” anche se non ha mai commesso alcun male? Siamo rimasti sorpresi anche dall’elenco delle razze vietate, che include i cani comunemente ammessi in altri Paesi. Ci sono poi evidenti discrepanze nell’elenco. Ad esempio, una razza di cane è vietata, ma è anche elencata come consentita con un nome diverso. Ciò indica una mancanza di comprensione da parte degli estensori della legge in merito alle razze canine, alle loro effettive caratteristiche e al loro livello di aggressività».

In Svizzera, per esempio, la legge indica una lista dove sono inserite le razze per le quali serve un’autorizzazione, non si parla di divieto: «Questo è esattamente quello che diciamo e che vogliamo. Se hai qualsiasi problema con alcune razze, introduci ulteriori precauzioni, ma non intimi alle persone di dare via i loro stessi ‘bambini’».

Il processo di registrazione tra l’altro rappresenta anche un costo per i proprietari di animali domestici che sono tenuti a pagare, in base alla razza, da 1’000 sterline egiziane (circa 29 franchi) fino a 50mila (circa 1’450 franchi) all’Organizzazione generale egiziana per i servizi veterinari: «La nuova legge impone anche ai proprietari di informare lo Stato nel caso in cui i loro cani scappino, feriscano qualcuno o abbiano dei cuccioli. Astenersi dalla notifica comporterà una multa tra le 10mila e le 500mila sterline egiziane (tra i 290 e i 14’500 franchi). Molte di più qualora il cane ferisca una persona, un incidente punibile anche con il carcere per un periodo non inferiore a sei mesi o, in alternativa, una multa non inferiore a 50mila sterline egiziane e non superiore al milione di sterline (ossia fra 1’450 e 29’000 franchi)».

Sono invece solo una decina le razze selezionate consentite senza un’ispezione di “sicurezza”: cocker spaniel, labrador, barboncino, malinois, pomerania, jack russell, alano, pastore bianco, cane maltese e samoiedo. Nel frattempo, l’opinione pubblica si mostra divisa. Se da una parte l’elevato numero di cani randagi provoca molti casi di aggressione – nel 2019 il Ministero della salute e della popolazione egiziano ha segnalato 6’241 casi di persone ricoverate in ospedale a seguito di attacchi di cani in soli quattro mesi –, dall’altra in molti auspicano non solo una maggiore attenzione da parte del governo egiziano verso il trattamento riservato ai cani negli altri Paesi nel mondo, ma anche una maggiore responsabilità dei proprietari.

Cosa potrà succedere?

«A noi preme soprattutto far sapere al resto del mondo – è l’appello che ci consegna Mona Khalil – cosa potrà succedere alle centinaia di migliaia di cani una volta che saranno stati consegnati all’Autorità generale per i servizi veterinari. La legge, infatti, non specifica la destinazione dei cani consegnati o sequestrati. Parliamo di un numero terribilmente alto di cani in tutto l’Egitto. Saranno uccisi? La soppressione è l’opzione più veloce, semplice ed economica, ma moralmente orribile. Saranno rinchiusi nei canili privati? Affidamento a strutture private già sovrappopolate all’inverosimile e perciò impossibilitate ad accogliere altri sventurati? In questo caso, il governo dovrebbe costruire nuove strutture (canili) pubbliche; un’impresa molto complessa e costosa, una sfida logistica e uno sforzo finanziario notevole. Pensiamo al cibo, ai vari trattamenti medicali e, da non dimenticare, alle sterilizzazioni, poiché la maggioranza dei cani risulterà non sterilizzata. In ultima analisi, molti cani saranno abbandonati. L’abbandono per strada da parte dei proprietari desiderosi di sbarazzarsi di questi cani per non incorrere nelle more della legge, andrà ad ingrossare ulteriormente il numero di randagi già molto elevato».

Un aspetto ulteriore è l’impatto negativo sul turismo: «Non dimentichiamolo, vi è il rischio del pregiudizio. Questa nuova legge potrebbe screditare l’immagine dell’Egitto con una possibile ripercussione sul turismo, importante fonte di entrate per il Paese».