Le app di geolocalizzazione sono un buon deterrente per far desistere i ladri di telefonini. ‘Ma non in tutti i casi’, ammonisce Paolo Attivissimo
Prezzi troppo alti rispetto al budget a disposizione per cambiare il telefono? Niente paura, una soluzione la si trova comunque. Affidandosi al telefonino ricondizionato (o rigenerato). Che, a parità di modello, permette di risparmiare anche parecchi soldi rispetto a quello nuovo di fabbrica. Un’offerta parallela presente già da diversi anni sul mercato della telefonia, ma che in questi ultimi anni – complice non da ultimo il sensibile aumento del prezzo dei modelli di nuova generazione – sta prendendo sempre più piede. «Non dispongo di dati relativi a quanto sia l’impatto effettivo in percentuale di telefoni ricondizionati per rapporto al numero complessivo di quelli venduti (per quello occorrerebbe magari interpellare associazioni come Revendo, che si occupano specificamente di questo genere di commercio), ma ciò che mi sento di poter affermare è che, in generale, il numero di telefoni ritirati è effettivamente alto. Poi, va da sé, occorre capire quanti di questi vengano effettivamente ricondizionati e quanti semplicemente tolti dalla circolazione», sottolinea l’esperto informatico Paolo Attivissimo.
Ma come funziona? E, soprattutto, cosa comporta il ricondizionamento di un telefono? «In parole semplici si tratta di riportare il telefono allo stato originale, cancellando completamente i dati che esso contiene. In generale questo genere di operazioni (e dunque di questo genere di commercio) viene fatto dalle organizzazioni specializzate nel ‘riciclo’ di vecchi dispositivi, come possono essere Mobilezone, Apple o altre ancora. Io, ad esempio, ho acquistato il mio apparecchio, un iPhone ricondizionato, da Revendo. Ma c’è anche tutta un’altra categoria, dall’ufficiale all’ufficiosa, che esegue questo genere di operazioni».
Non c’è pericolo che, nella memoria del telefono, rimanga qualche traccia dell’utente precedente? «No, assolutamente, anche perché il ripristino delle impostazioni di fabbrica implica un reset della memoria che cancella completamente il contenuto dei dati, in modo da salvaguardare al 100 per cento la privacy del precedente proprietario. Ovviamente prima di procedere col reset viene anche controllato che tutti i dispositivi accessori (come ad esempio una carta sim o una scheda di memoria supplementare) siano stati rimossi. Una volta eseguita questa operazione, si procede con la manutenzione ‘meccanica’ del dispositivo, andando a sostituire quei componenti che presentano segni di usura o danni: il display, la batteria e qualche tasto... Riverificato che tutto sia perfettamente funzionante, il telefono viene poi rimesso in vendita».
Anche una persona qualunque lo potrebbe eseguire? «In generale, il reset completo di un telefonino è un’operazione che qualsiasi utente medio potrebbe compiere, seguendo passo passo le istruzioni (e in questo senso basta affidarsi ai vari tutorial in rete, ndr). Ovviamente, prima di procedere bisogna avere l’accortezza di non perdere dei dati: per cui, prima di cancellare la memoria, il consiglio è quello di assicurarsi di fare un backup del proprio telefono su qualche altro dispositivo, copiando file, foto e quant’altro, come pure le proprie password, in modo da potervi accedere comunque in caso di necessità».
E se invece il telefonino finisce nelle mani di un’altra persona, potrebbe essere resettato e rivenduto come se nulla fosse? «Di regola, la prima cosa che fa una persona che ruba un telefono è quella di ripristinarne le impostazioni di fabbrica, operazione che resetta completamente la memoria (in modo irreversibile)».
C’è però un ‘ma’: cosa succede se nel dispositivo sono installate (e attive) applicazioni tipo ‘Trova il mio dispositivo Android’ o ‘trova il mio iPhone’ nel caso di un ‘melafonino’? «Questo complica ovviamente il lavoro ai malintenzionati. Apple, ad esempio, nelle sue istruzioni specifica che il ripristino alle impostazioni di fabbrica non disabilita il funzionamento dell’applicazione ‘Trova il mio iPhone’, cosa che di fatto dovrebbe impedire la rimessa in vendita di un modello rubato. È dunque probabile che anche se volessi consegnare il mio vecchio ‘melafonino’ a un’associazione che si occupa del loro ricondizionamento, quest’ultima prima di ritirarlo verifichi che siano effettivamente state disabilitate anche tali applicazioni».
Una barriera dunque invalicabile per i malintenzionati? «Sicuramente un buon deterrente, anche se è sempre meglio assicurarsi che il proprio modello non presenti qualche ‘falla’ che permetta di aggirare questo sistema di controllo. Per cui è sempre bene leggere con attenzione le specifiche tecniche della singola marca e pure del singolo telefono».
Interpellata sulla specifica questione, la stessa Revendo (che conta nove filiali in Svizzera), da noi contattata spiega: «Quando ci viene consegnato un telefono da ricondizionare, i nostri tecnici verificano sempre che queste applicazioni di ‘tracciamento’ siano disabilitate. Nel caso degli iPhone ci si accorge subito, perché all’accensione appare un messaggio che invita a immettere il proprio ID Apple e disabilitare la funzione ‘Trova il mio iPhone’. Per cui se non è stata disattivata questa applicazione non ritiriamo il dispositivo». E per un modello android? «Lì i tecnici verificano che tutti gli account Google associati al dispositivo siano stati rimossi. E solo in caso affermativo ritiriamo l’apparecchio».
Quanto basta per scoraggiare dai loro loschi intenti i malintenzionati? «Non necessariamente. Se da un lato questo genere di barriera tecnologica può indurre il ladro che si impossessa del dispositivo per ricavarci qualche soldo rivendendolo a desistere, dall’altro la cosa tocca verosimilmente meno quel genere di malintenzionati che cercano di impossessarsene per accedere ai dati sensibili del proprietario», conclude Paolo Attivissimo.