Vari alimenti sono diventati più cari, dal pane alla pasta, dall’olio al caffè, dalla carta Wc alla frutta sciroppata. I motivi e i dubbi dei consumatori
La buona notizia è che insalata, cipolle, porri, vino importato costano meno. Più cari invece ortaggi, melone, uva, frutta col nocciolo. Questo rilevano le statistiche nazionali sui prezzi al consumo presentate qualche giorno fa dall’Ufficio federale di statistica. A giugno, l’inflazione in Svizzera era al 3,4% (superando il già notevole +2,9% di maggio); nella zona euro l’inflazione ha raggiunto l’8,6%. C’è poco da rallegrarsi visto che nella ricca Svizzera 722 000 persone vivono in condizioni di povertà e 1’325’000 sono a rischio precariato. Oltre ai prezzi della benzina alle stelle, bolletta dell’elettricità e premi cassa malati che ci tolgono il sonno, siamo andati a curiosare al supermercato scoprendo che vari alimenti sono più cari: pane, pasta, olio, carta igienica e quella da cucina, prodotti da forno, caffè, frutta sciroppata... I motivi sono vari come ci spiegano Migros, Coop, Aldi e Lidl.
Ci siamo posti una domanda: come fa il consumatore a sapere quando sono aumenti veramente giustificati? Soprattutto alla luce di un’inchiesta della Federazione consumatori romandi che ha dimostrato ampi ricarichi della grande distribuzione su alcuni prodotti. In questa fase d’inflazione, le organizzazioni dei consumatori elvetiche chiedono più trasparenza sul prezzo dei prodotti.
Notizia di ieri: anche il formaggio costerà almeno 1 franco in più al chilo, sia per la grande distribuzione sia per il privato, che lo acquistato dal produttore. Così ha comunicato la Società ticinese di economia alpestre.
Da Aldi sono aumentati i prezzi di pane, pasta, olio, carta igienica e carta domestica, come ci fa sapere l’ufficio stampa nazionale. Non si escludono ulteriori rialzi per via della situazione tesa sul mercato delle materie prime; il discount continuerà ad ammortizzarli il più possibile grazie a ottimizzazioni interne. Ci spiegano: «Se si verificherà un allentamento delle tensioni sul mercato, terremo conto dei vantaggi in termini di prezzo quando sarà il momento di fissare i prezzi di vendita. Nonostante i rincari, vogliamo continuare a offrire i nostri prodotti al prezzo più conveniente sul mercato». I motivi sono uguali per tutti i grandi distributori: difficoltà nel trasporto marittimo, la variante Omicron, la penuria a livello internazionale di autisti e l’aumento dei costi di energia e materie prime. «La situazione in Ucraina comporta un’ulteriore sfida per quanto riguarda le catene di fornitura e l’approvvigionamento di materie prime. Tutti questi eventi si ripercuotono sul nostro assortimento con un aumento dei prezzi d’acquisto, e questo trasversalmente in tutti i gruppi merceologici», precisano dall’Ufficio stampa.
Da Migros ad aumentare sono i prezzi di caffè, pasta, prodotti da forno e conserve di frutta. Rialzi da ricondurre agli strascichi della crisi pandemica ma non solo, come ci spiega Luca Corti, responsabile del Servizio comunicazione e cultura della Cooperativa Migros Ticino. «Le ragioni principali sono le conseguenze della prolungata pandemia, con la mancanza di container e l’aumento netto dei costi di trasporto (con la guerra in Ucraina determinate tratte devono essere ridisegnate e comportano tempi più lunghi e costi maggiori) e di imballaggio - solo il prezzo del PET è più che raddoppiato -, nonché la mancanza di determinate materie prime o prodotti freschi data dai fallimentari raccolti dello scorso anno (quelli di quest’anno purtroppo non stanno andando molto meglio e le scorte si stanno esaurendo), con le piantagioni maltrattate un po’ ovunque da fenomeni atmosferici estremi (siccità, inondazioni, grandinate). A tutto ciò si aggiunge un importante rincaro dell’energia». Migros non può quindi escludere altri rialzi. E il conflitto in Ucraina potrebbe causare ulteriori problemi di fornitura.
Luca Corti ci fa l’esempio dell’olio di girasole: il 60% prodotto in Ucraina e distribuito a livello mondiale. È in vendita sugli scaffali e viene anche utilizzato per la produzione di patatine chips, barrette tipo Farmer, muesli e maionese. «Non è facilmente sostituibile», precisa Corti. A breve non è prevista, una carenza. «Non possiamo ora stimare se e quanto l’olio di girasole mancherà in Svizzera e quanto potrebbe incidere sull’aumento di prezzo di questa materia prima e di riflesso su altri prodotti».
Migros Ticino, continua Corti, paga di principio sempre il giusto prezzo ai propri fornitori. Anche da Migros le richieste di aumento di prezzo sono all’ordine del giorno: «Vengono valutate e analizzate dai nostri responsabili Acquisti, che richiedono sempre prove concrete che giustifichino le nuove pretese economiche. Quando non si trova un accordo o le pretese per un articolo vengono giudicate non giustificabili o "irricevibili" (i casi sono veramente molto rari), l’azienda preferisce optare per altre soluzioni, anche a favore della propria clientela. La Cooperativa regionale Migros Ticino di principio cerca di assorbire interamente i rincari temporanei, senza procedere ad aumenti generalizzati del prezzo finale». Non sempre è possibile.
Da Coop a lievitare sono i prezzi di vari alimenti, tra cui prodotti da forno, caffè, pasta e carta. La responsabile dello Sponsoring OT Castione e della comunicazione Francesca Destefani ci spiega che l’azienda riceve richieste di adeguamento di prezzo da vari fornitori a causa dei costi più elevati per materie prime, trasporto ed energia, così come per la carenza di materiale da imballaggio. «In linea di principio, monitoriamo attentamente l’evolversi della situazione ed esaminiamo ogni richiesta nel dettaglio. Ci impegniamo a praticare ai nostri clienti prezzi equi e in linea col mercato. Se si rende necessario un adeguamento dei prezzi, lo comunichiamo sul nostro settimanale Cooperazione», precsa Destefani.
Anche Lidl è confrontata con le stesse criticità legate a pandemia e guerra, ma a differenza degli altri supermercati non vuole spiegare alla Regione quali prodotti sono diventati più cari, limitandosi a commentare per bocca del suo portavoce Mathias Kaufmann: «Anche se il periodo è difficile, cerchiamo di evitare aumenti di prezzo laddove possibile, tuttavia non possiamo escluderli completamente». I prezzi stanno aumentando ovunque ma Lidl, precisa ancora Kaufmann, fa di tutto per offrire i prezzi migliori.
Il consumatore ha un potere: può scegliere, cosa, quanto e dove acquistare, può anche evitare inutili sprechi e riorientare i consumi. «La spesa è uno dei pochi ambiti dove si ha l’impressione di poter risparmiare, perché c’è un margine di scelta, a differenza di altre voci di spesa. Ci sono margini per spendere meno», dice Laura Regazzoni Meli segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi). Solo due cifre: in Svizzera una famiglia di 4 persone getta via ogni anno 2mila franchi di cibo e potrebbe risparmiare 600 franchi l’anno, passando all’acqua del rubinetto; anche ridurre la carne fa bene al borsellino e all’ambiente. Laura Regazzoni Meli spiega che «c’è poca trasparenza su come si formano i prezzi, quali sono i margini. Su un chilo di ciliege, quanto va al contadino, quanto al fornitore, quanto al distributore? I margini dei rivenditori sono elevati secondo una recente indagine della Federazione romanda dei consumatori». Vediamo perché.
La Federazione dei consumatori romandi, grazie alle informazioni ottenute da ‘Laiters Réunies’ di Ginevra ha analizzato i margini di guadagno della grande distribuzione su alcuni prodotti. In alcuni casi sono attorno al 30% del prezzo che il consumatore paga alla cassa. Presentando settimana scorsa i risultati dell’inchiesta, le organizzazioni dei consumatori hanno chiesto maggiore trasparenza da parte della grande distribuzione su come vengono definiti i prezzi. «Consumatore e produttore hanno il diritto di sapere quali margini vengono praticati e da chi per trarne le proprie conclusioni, e l’attuale situazione di opacità non lo rende possibile. Abbiamo scovato ricarichi del 30% ed oltre», spiega Sophie Michaud Gigon, segretaria generale della Federazione romanda dei consumatori (FRC) che ha fatto l’indagine. Secondo la NZZ, che ha ripreso la notizia, un margine del 25% dovrebbe essere più che sufficiente a coprire tutte le spese. A titolo di paragone, in Francia le principali catene hanno margini fra il 16 e il 20%.
«Malgrado l’arrivo di discount come Aldi e Lidl, in Svizzera c’è poca concorrenza. Migros e Coop controllano ancora l’80% del mercato. Questo monopolio a due, permette di negoziare prezzi vantaggiosi coi produttori, e definire per i consumatori prezzi che garantiscano un notevole margine per la grande distribuzione», precisa. L’inflazione diventa un momento molto delicato. Come può sapere il consumatore quando l’aumento di prezzo di un prodotto è giustificato o meno? «Per un supermercato è corretto coprire le proprie spese e avere un piccolo guadagno dell’1%, ma occorre evitare che si approfitti dell’inflazione per gonfiare i margini in modo abusivo, caricando sulle spalle dei consumatori aumenti non giustificati di prezzi. Oppure occorre spiegare il perché ai consumatori. Ad esempio se questi margini servono per coprire perdite in altri ambiti».
Anche i prodotti Bio sono stati messi sotto la lente della FRC: «Per alcuni prodotti di nicchia, i consumatori pagano il doppio del prezzo di produzione. In questo senso, anche i prezzi dei prodotti biologici sono oggetto di esame da parte della FRC, che chiede maggiore trasparenza». In un mercato libero è la legge domanda offerta che regola il mercato. «Sono i soldi dei consumatori a finanziare il sistema alimentare, dalla produzione alla distribuzione. Per questo motivo l’informazione sui prodotti, e dunque anche come vengono definiti i prezzi, è uno dei diritti essenziali dei consumatori», precisa l’esperta.