Cosa bisogna sapere prima di far decollare l’apparecchio? Ce lo spiega un professionista che lo usa per scopi professionali
Far volare un drone è relativamente facile. Chiunque, o quasi, lo può fare. Ma farlo volare nel rispetto delle regole lo è un po’ meno. E di regole, in questo campo, ce ne sono parecchie. Anche perché, sebbene possano essere acquistati da tutti e praticamente dappertutto, i droni non si possono paragonare a giocattoli: basta un’errata manipolazione per commettere un disastro la cui entità rischia rivelarsi di portata decisamente enorme. Il disastro lo si era ad esempio sfiorato quattro anni fa, quando nel Locarnese un drone, oltretutto volando in zona vietata, aveva centrato un elicottero. Che, fortunatamente, aveva potuto effettuare un atterraggio d’emergenza, senza conseguenze per il pilota. Ed è proprio per garantire un’adeguata copertura assicurativa in caso di danni di una certa entità (con cifre che possono tranquillamente arrivare ai sei zeri), che ogni proprietario di un drone è tenuto a stipulare una polizza specifica di responsabilità civile, con copertura minima di un milione di franchi.
Sono in diversi che, nelle scorse settimane, non hanno resistito alla tentazione di far volare il loro apparecchio sopra il paesaggio quasi lunare del bacino della diga della Verzasca. Ma questo volo, se eseguito con apparecchi con un peso al decollo superiore ai 500 g (gran parte di quelli in commercio, se dotati di videocamera) impone la preventiva autorizzazione rilasciata da Skyguide per conto dell’Ufficio federale dell’aviazione civile. Richiesta che, di norma, deve essere inoltrata almeno dieci giorni prima della data prevista per il sorvolo. Ciò perché la diga della Verzasca rientra nel raggio di sicurezza di 5 km attorno all’aeroporto di Locarno-Magadino, zona il cui sorvolo è appunto consentito solo previo l’autorizzazione ufficiale.
Ogni aeroporto della Svizzera ha infatti una sua ‘zona rossa’ (nella Svizzera italiana ci sono dunque Lugano-Agno, Locarno-Magadino, Lodrino, Quinto e San Vittore), che in diversi casi comprende pure i corridoi di avvicinamento alle rispettive piste. A cui vanno ad aggiungersi quelle sopra le zone protette (come le Bolle di Magadino) o i grandi centri abitati, come l’intera città di Zurigo. Ogni Comune, a sua discrezione, può insomma decidere di emanare un’ordinanza specifica. Come a Locarno, dove la città ha deciso di dichiarare ‘off-limit’ sia l’eliporto dell’ospedale La Carità, sia quello della clinica Santa Chiara, con raggio 500 m pure ai droni con un peso inferiore ai 500 g: entro questi settori, pure tali apparecchi necessitano di un’autorizzazione, nel caso specifico da richiedere alla Polizia comunale (con almeno una settimana di preavviso).
«E ci sono alcuni modelli, come il mio, che quando si cerca di utilizzarlo all‘interno di una zona ‘off-limit’ si blocca automaticamente: è il ‘Geofencing’, sorta di freno d’emergenza che può essere disattivato solo inserendo un codice di sicurezza – spiega Massimo Pedrazzini, che come fotografo spesse volte si serve del drone e che dunque conosce bene la trafila necessaria per ottenere tutte le autorizzazioni del caso –. È un po’ come una seconda sicurezza: l’apparecchio ti avvisa che all’interno di quella zona, senza autorizzazione non potresti volare...».
Ma come si può determinare se l’area in cui si intende far volare il drone è all’interno di un settore delicato? Basta far riferimento all’applicazione U-Space, che è gestita da Skyguide (app che ha sostituito i formulari che fino a un paio di anni fa andavano compilati e inoltrati a Skyguide): qui, una volta effettuata la registrazione, è possibile immettere tutti i dati relativi alla pianificazione del proprio volo. Una volta completata la procedura, sarà la stessa app a dire se per quel volo è necessaria un’autorizzazione. «È una procedura piuttosto semplice, ma è bene tenere in considerazione la tempistica con cui va presentata la domanda: almeno dieci giorni prima del volo. Poi, il giorno stesso del volo, mezz’ora prima di decollare occorre ancora prendere contatto con la torre di controllo di competenza per ottenere l’approvazione tecnica, premurandosi anche di avvisarla nuovamente una volta conclusa l’operazione».
Non essendo eqiuparata a quella in vigore nell’Unione europea, l’attuale legislazione svizzera in materia dell’uso di droni non permette a professionisti come Massimo Pedrazzini di far volare il suo apparecchio per motivi di lavoro in Italia. È però in corso una revisione della legge, che in un primo tempo avrebbe dovuto entrare in vigore già nel 2000, che dovrebbe consentire di appianare queste divergenze. «In particolare dovrebbe venir introdotto un test di abilitazione obbligatorio per tutti al fine di ottenere la ‘patente’ per poter pilotare un drone (più formale invero, ma necessario affinché certe nozioni fondamentali siano acquisite da tutti), e in più, con questa revisione, ogni apparecchio dotato di videocamera dovrà essere registrato e dunque rintracciabile. Parallelamente all’osservanza delle zone aeree in cui il volo è vietato, ogni pilota è pure tenuto a rispettare quelle relative alla privaçy delle persone, aspetto spesse volte trascurato. In parole semplici, se voglio effettuare una ripresa dall’alto di persone riconoscibili, devo prima avere la loro autorizzazione».
Le regole principali da osservare con un drone (tratte da safedroneflying.aero)
Cosa invece occorre rispettare