Bambini soli, in fuga dalla miseria, arrivano in Europa e spariscono dai radar. La sorte toccata a 994 ragazzini accolti in Svizzera negli ultimi 3 anni.
Moussa è scappato a 12 anni dal suo paese in guerra, è sopravvissuto al carcere libico ed è finito a dormire per due anni sui marciapiedi della Place de la République a Parigi. Ora vive a Zurigo. Amir a 11 anni è stato reclutato da un gruppo criminale nel suo paese di origine, inviato in Europa a rubare e spacciare, trasferito dalla malavita da una città all’altra, ora è in Svizzera, appena diventa maggiorenne le autorità, lo rispediscono nel primo paese di entrata. Storie di ordinaria sofferenza che gli operatori dal servizio (FIZ) specializzato nella tratta di persone di Zurigo ascoltano ogni giorno (vedi sotto).
Arrivano in migliaia in Europa ogni anno, molti di loro poi letteralmente spariscono. I numeri sono da brivido: ogni giorno 17 bambini migranti in cerca di miglior fortuna svaniscono nel nulla. Si teme finiscano in ostaggio di reti criminali che li obbligano a rubare, spacciare, prostituirsi, lavorare come schiavi senza paga. Si va dagli adolescenti ai più piccoli, non c’è limite di età, l’unico tratto comune tra loro è essere soli, in fuga da Paesi in guerra o dove si fa la fame, diretti verso una terra promessa. Chi scompare proviene soprattutto da Marocco, Algeria, Eritrea, Guinea e Afghanistan. Un sogno europeo che per alcuni si trasforma in un nuovo incubo. Le cifre raccolte e pubblicate da un collettivo di giornalisti di 12 Stati europei, ‘Lost in Europe’, sono spaventosi: tra 2018 e 2020, 18’292 sparizioni. C’è poca trasparenza. Infatti da molti Stati, i giornalisti non hanno ricevuto risposte. Ad esempio la Danimarca non segnala i minori che spariscono dai centri, mentre Francia e Gran Bretagna - denuncia ‘Lost in Europe’ - non hanno voluto fornire cifre. Il primo a lanciare l'allarme fu, nel 2016, Brian Donald, funzionario dell'Europol, ma non ci furono azioni concrete per contrastare il fenomeno.
Dati che invece abbiamo cercato e trovato in Svizzera, capendo che il nostro Paese non è immune alle sparizioni. La Segreteria di Stato della migrazione, le chiama ‘partenze incontrollate’: 994 negli ultimi 3 anni, in media una al giorno. Lo scorso anno, erano 269, tra loro anche ragazzini dai 6 ai 15 anni, migranti non accompagnati scomparsi dalla sera alla mattina dai radar delle autorità, a cui sono affidati.
I motivi delle partenze sono vari: alcuni temono il fallimento della loro procedura d’asilo, altri non si trovano bene nei foyer, la maggioranza vuole raggiungere i parenti che si trovano altrove. Chi diventa clandestino e precario rischia di finire intrappolato nelle reti criminali, che sfruttano questi minori indifesi approfittando anche della distrazione delle autorità europee. Diverse giovani vittime di traffici di esseri umani stanno emergendo anche in Svizzera, come ci racconta chi li aiuta.
Quando i minori migranti non accompagnati vengono assegnati ai Cantoni hanno alloggi adeguati, vanno a scuola, sono seguiti da vari operatori e da un curatore. In Ticino, su incarico del Cantone, la Croce Rossa Svizzera, Sezione del Sottoceneri, assiste oggi 53 richiedenti l’asilo minorenni giunti da soli nel nostro Paese, un compito delicato che richiede rispetto e pazienza. Ognuno di loro porta con sé la storia della propria fuga. “Li accogliamo col massimo dell’umanità aiutandoli a sviluppare le loro risorse, rispettando che alcuni in testa hanno il loro viaggio, non per forza il Ticino è la meta finale, ma una tappa, restano 6 mesi, un anno e poi scompaiono. Alcuni poi rientrano da soli, altri vengono segnalati da autorità di altri Paese e ci vengono riportati, altri ancora non li vediamo più. Tutti seguono un percorso formativo in Ticino”, spiega Debora Banchini Fersini, Capo divisione Migrazione di CRS, Sezione Sottoceneri. Un grande lavoro consiste nel farli sentire al sicuro. “Li accogliamo senza giudicare, non facciamo interrogatori, alcuni sono qui da anni e non conosciamo la loro storia, spieghiamo a tutti che vivono in uno spazio sicuro con tanti aiuti e personale dedicato a loro”.
Piccoli migranti intrappolati in ragnatele di morte. Adolescenti di 15, 16 anni reclutati a forza da organizzazioni criminali che li obbligano a rubare e spacciare, a prostituirsi e lavorare come schiavi senza salario in case private, in ristoranti o cantieri in Svizzera. Non persone, ma oggetti che la criminalità sposta di città in città in Europa. Géraldine Merz ne incontra e aiuta diversi a Zurigo, lavorando per il servizio (FIZ) specializzato nella tratta di persone, soprattutto donne migranti, ma non solo, che vivono situazioni di violenza e sfruttamento. L’associazione fornisce alloggi sicuri, consulenze, istruzione. I casi trattati annualmente sono 255 (nel 2019). “Qualche mese fa, abbiamo incontrato un ragazzo, reclutato a 11 anni da un gruppo criminale nel suo paese di origine e inviato in Europa a rubare e spacciare. Veniva trasferito dall'organizzazione da un Paese all’altro. Ora ha 17 anni, appena diventa maggiorenne le autorità elvetiche, in forza dell’accordo di Dublino, lo rispediscono nel primo paese di entrata e non potremo più aiutarlo”. Incontra tanti adolescenti con storie simili. “Hanno paura di essere trovati dalle organizzazioni criminali. Sembra assurdo ma solo in carcere si sentono sicuri e protetti. Chi li sfrutta, lì non può arrivare”.
In Svizzera ogni anno scompaiono circa 300 minori migranti; chi diventa clandestino può essere una facile preda della criminalità. “Molti minori migranti (sia ragazze, sia ragazzi) che arrivano in Svizzera da soli hanno subito violenze durante il viaggio, alcuni erano già sfruttati sessualmente nei primi Paesi di transito come Italia, Francia, Spagna. La Svizzera li accoglie, forma e protegge, meglio di altri Paesi europei, solo se li riconosce come minorenni. Ricordo un ragazzino di 16 anni che ha vissuto per due anni a Parigi da solo, la sua casa era la Place de la République”. Il fattore età è determinante.
“Di recente abbiamo aiutato una donna minorenne, siamo stati coinvolti perché è stato giudicato che era in pericolo. Lei diceva di avere 15 anni, dall'analisi della clavicola la Segreteria di Stato per le migrazioni (SEM) ha valutato ne avesse 20. Da un giorno all'altro sono scomparsi tutti gli aiuti pubblici, l'autorità ha deciso di rispedirla nel primo paese di arrivo in base all'accordo di Dublino. Poco dopo la donna è scomparsa”, racconta. Tutte le protezioni sono cadute, la donna è ora una clandestina. “Ed è di nuovo nelle sgrinfie delle reti criminali”, precisa.
Un sistema che rischia di trasformare ragazzini in vittime della malavita.
Chiediamo all'esperta chi tiene le fila di questi terribili traffici di esseri umani. “Bisogna aprire gli occhi, questi gruppi criminali sono operativi in Svizzera, sappiamo poco perché questi ragazzini restano poco, qui non vengono protetti ed i criminali non vengono perseguiti. Ci sono donne, soprattutto nel canton Ginevra, obbligate a lavorare come schiave 24 ore su 24 per ricche famiglie arabe ed elvetiche, senza paga e senza poter uscire di casa. Vediamo migranti sfruttati anche nella ristorazione e costruzione, dove devono lavorare senza salario o pagati una miseria”.
In Ticino, l'Antenna MayDay (SOS Ticino) si occupa di persone immigrate con statuto precario o senza statuto dando sostegno a chi dovesse essere vittima di sfruttamento. MayDay, Fix, CSP Ginevra e Astrée, hanno creato la piattaforma elvetica contro la tratta di esseri umani.
Un viaggio della speranza disseminato di pericoli. “Questi minori migranti sono vulnerabili, perché il percorso migratorio può durare anni, con tappe in Paesi poco accoglienti, dove la situazione economica e sociale è difficile. Loro sono soli. Arrivano in Europa, accecati dalla sindrome della terra promessa, pensando che tutto si sistema, ma ad attenderli ci sono nuove grosse sfide”, spiega Gabriela Giuria Tasville, direttrice della fondazione Azione Posti liberi, che aiuta in vari modi chi alla ricerca di un Paese d’asilo deve abbandonare la propria patria. Tutti ricordiamo le immagini desolanti dei campi profughi in Grecia, Italia o Francia. La promiscuità tra adulti e minori, tra malavita e migranti.
“Questi ragazzi possono aspettare anche 2,3 anni prima di avere un colloquio ed uno statuto. Intanto le condizioni di vita sono difficili e pericolose. Diventano carne da macello per le organizzazioni criminali”, precisa. Ricorda un caso che l'aveva toccata molto.“Un ragazzo 13enne africano, l'unico sopravvissuto nella più grande tragedia a Lampedusa, dove persero la vita centinaia di migranti, che rimase bloccato nei centri in Italia due anni, prima di arrivare in Svizzera”, commenta.
In Italia, da qualche anno i migranti sono considerati minori fino a 21 anni (e non più fino ai 18 anni), una norma (legge Zampa) decisa nel 2017 per tutelarli e che secondo l’esperta anche la Svizzera dovrebbe adottare. La legge è stata accolta con soddisfazione da UNICEF.
“Quando un migrante in Svizzera compie 18 anni, mutano le misure di accompagnamento garantite in quanto minorenne e in alcuni casi rischia di dover lasciare la Svizzera. Alcuni diventano irregolari (sans papier) ed è proprio così che rischiano di finire vittima di organizzazioni criminali”. Infatti i nuovi maggiorenni sono quelli che scompaiono maggiormente dai radar delle autorità. “Quando non ci sono i genitori, lo Stato deve tutelare i minori e mettere il loro interesse al centro. Le autorità lo fanno in Svizzera, ma non ci sono linee guida, ogni cantone segue la sua metodologia, servirebbero regole comuni ispirate dal diritto internazionale”, conclude Gabriela Giuria Tasville.
Ogni anno, centinaia di ragazzini migranti che arrivano in Svizzera senza genitori scompaiono dal radar delle autorità. Negli ultimi 3 anni, la Segreteria di Stato per la migrazione (SEM), ha conteggiato 944 ‘partenze incontrollate’, erano 269 nel 2020. A scomparire ragazzini, dai 6 ai 18 anni, soprattutto provenienti da Algeria e Eritrea. I motivi della loro partenza sono vari: alcuni temono il fallimento della loro procedura di asilo, molti cercano di raggiungere un parente altrove nel mondo.
I loro difensori chiedono alle autorità elvetiche di fare di più per evitare che finiscano preda delle organizzazioni criminali. La SEM ci risponde, che dal 2020 le misure di protezione dei minori non accompagnati ospiti nei Centri sono aumentate. “Fino all'età di 15 anni, i minori non accompagnati devono essere accompagnati nelle uscite. In situazioni di particolare vulnerabilità si possono imporre condizioni speciali durante le uscite dei minori di tutte le età”, spiega il portavoce della SEM Lukas Rieder.
In quale fase della procedura scompaiono i minori non accompagnati, dai centri federali o dai cantoni?
Possono accadere in entrambe le fasi. Nei centri federali d'asilo (BAZ), i minori non accompagnati sono alloggiati separatamente dagli adulti richiedenti asilo, sono seguiti e supportati sette giorni su sette da un team di specialisti socio-educativi e dal personale di supporto. La loro domanda d'asilo ha la priorità come stabilisce la legge sull'asilo.
Se un minore non accompagnato scompare da un cantone, c'è un allarme nazionale?
La competenza è delle autorità di polizia cantonali e quindi può variare a seconda del cantone in cui si trova il centro d’asilo federale. Alcuni minori tornano al centro da soli dopo qualche giorno. Altri vengono localizzati dalla polizia e riportati al centro. Se il minore riappare in un altro paese europeo, la SEM viene solitamente contattata dalle autorità del partner di Dublino. Denunciando la scomparsa alla polizia, il SEM affida le indagini alle autorità competenti.
Che cosa fanno le autorità quando un minore non accompagnato scompare?
Dal 2020, il concetto di assistenza ai minori non accompagnati in tutte le regioni d'asilo prevede una struttura diurna gestita da specialisti socio-educativi. Oltre alla frequenza scolastica e alle attività di gruppo (discussioni, laboratori, sport, giochi), questo include anche libere uscite più volte alla settimana. Fino all'età di 15 anni, tuttavia, i minori non accompagnati devono essere accompagnati nelle uscite. Inoltre in situazioni di particolare vulnerabilità i responsabili socio-educativi possono imporre condizioni speciali (come l'accompagnamento) durante le uscite dei minori di tutte le età. Questo assicura la protezione dei giovani vulnerabili e riduce il rischio di scomparsa.
E quando un ragazzino non rientra nel centro, chi lo cerca e quando scatta l'allarme?
Se un minore non fa ritorno da una gita, la sua scomparsa viene denunciata alla polizia. A seconda della vulnerabilità del minore, le procedure prevedono diverse tempistiche per la segnalazione. Se ci sono indicazioni concrete che un minore potrebbe essere in grave pericolo per se stesso o un pericolo per gli altri, o addirittura a rischio suicidio, viene allertato il numero di emergenza 117 oltre che segnalato in polizia.