Le proteste della popolazione di Espinar contro la multinazionale Glencore (con sede in Svizzera) che vuole aprire una seconda miniera. Testimonianze e repliche
La tensione sale in Perù, qualche mese fa c'è stata l’ennesima protesta per la miniera di rame. Impatto ambientale e ripercussioni sulla salute preoccupano le popolazioni che vivono attorno alla miniera. Ne parliamo perché al centro delle proteste c’è la multinazionale Glencore, uno dei più importanti produttori di metallo al mondo, con oltre 160 mila dipendenti e appaltatori in più di 35 paesi, la sua sede centrale è a Baar (canton Zugo). Nella provincia di Espinar, Glencore gestisce la miniera Antapaccay e prevede di aprirne un’altra (si chiamerà Coroccohuayco). Accanto vivono 13 comunità indigene (circa cinquemila persone) che soffrono, spiegano i nostri interlocutori, degli effetti dell’attività mineraria. “Qualche mese fa, le proteste delle popolazione contro la miniera sono state represse con la forza, la polizia ha aggredito i giovani manifestanti”, dice Nicole Maron, giornalista elvetica e cooperante di Comundo. In un video (vedi sotto) pubblicato sul portale della principale organizzazione svizzera di cooperazione allo sviluppo, la popolazione locale denuncia: “Stiamo morendo di fame! Siamo ammalati a causa dei metalli pesanti ormai presenti nel nostro sangue!”.
Che cosa succede, ce lo riassume Maron: “Due studi condotti da un’agenzia governativa peruviana nel 2011 e nel 2013 hanno dimostrato che più di 850 persone della zona hanno nel sangue 17 diversi metalli pesanti, alcuni dei quali in 17 diverse concentrazioni. Ci sono anche studi sugli alti livelli di inquinamento dei due fiumi dove le comunità indigene abbeverano gli animali”, spiega la cooperante elvetica. Chiaro chiedersi, se c'è una relazione tra le attività di estrazione della miniera e i metalli pesanti (piombo, mercurio, arsenico) scovati nel terreno, nell’acqua e nel sangue dei residenti.
Accuse di inquinamento che la multinazionale respinge spiegando che i metalli erano già presenti nella zona (vedi presa di posizione sotto).
Sempre nel video si dice che “Lo Stato pecca per omissione“. Il perché, lo spiega il coordinatore locale di Comundo José Ramiro Llatas Pérez, avvocato specializzato nella promozione e difesa dei diritti umani. “Lo Stato non ha ancora dato una risposta. In un rapporto, il ministero dell’Energia e delle Miniere fa delle ipotesi, parla sia delle attività nella miniera, sia dei giacimenti minerali naturali della zona. Non c’è chiarezza. Altri studi fatti da una ricercatrice tedesca hanno evidenziato che si trovano maggiori concentrazioni di metalli pesanti in persone che risiedono vicine alla zona di estrazione del rame. Il risultato è che nessuno fa nulla”, precisa il legale.
Così le proteste si rinnovano, i manifestanti hanno bloccato la strada (el corredor vial minero) usata per trasportare i minerali estratti: “Tutte le volte che protestano, Glencore dice che negozia, fa promesse, firmano contratti… si impegnano, danno soldi e non mantengono le promesse. Qui le multinazionali hanno il supporto del Governo e della polizia”, precisa Maron.
A metà luglio è esplosa l’ennesima rivolta: “La popolazione protesta perché vuole vivere in un ambiente salutare, vuole chiarezza sull’impatto ambientale della miniera attuale e di quella che forse verrà. Vuole sapere perché la gente ha tanti metalli pesanti nel sangue. Vuole che si rispetti l’ambiente. Ad Espinar c’è tanta povertà, il 34% della popolazione locale vive con meno di 100 dollari al mese. Alcune comunità non hanno nemmeno acqua potabile. Chiedono che almeno le loro condizioni sociali siano migliorate. Cosa che non è avvenuta da quando c’è Glencore, hanno fatto donazioni insignificanti, che non hanno cambiato la qualità di vita della comunità”, precisa il legale José Ramiro Llatas Pérez.
Forse Glencore aprirà una nuova miniera. “Per la popolazione di Espinar ciò significa che dovrà convivere con le conseguenze dell’attività mineraria per almeno altri 50 anni”, spiega Maron.
Naturalmente, lo Stato peruviano sostiene gli investimenti nel settore minerario per mantenere in vita l’economia. Non sembra fare altrettanto per l’agricoltura, che ha una tradizione millenaria in questa regione. “Per legge serve una consultazione popolare prima di avviare una miniera, la gente va informata e non deve farlo il padrone della miniera, ma un ente statale. E questo non sta avvenendo”, precisa il legale. La pensa diversamente la miniera (vedi sotto).
Altro punto dolente è il diritto a protestare senza venire picchiati dalla polizia. “La polizia lavora per le multinazionali. Non potrebbero usare armi contro i protestanti, ma l’hanno fatto. Il tribunale ha sancito che protestare è un diritto”, conclude il legale.
Il Perù è uno dei maggiori esportatori mondiali di metalli come rame, oro, argento e zinco, e l’estrazione mineraria è uno dei settori economici più importanti del paese: rappresenta il 60 per cento delle esportazioni totali e il 20 per cento delle imposte sul reddito. Ma per quanto redditizia possa essere l’attività mineraria per lo Stato, ha un prezzo alto per la popolazione locale.
Glencore per tramite del suo responsabile della comunicazione Charles Watenphul in una missiva (la versione integrale qui sotto) ribadisce di aver adottato misure anti-Covid alla miniera Antapaccay e fornire sostegno alle comunità locali con cibo e altri aiuti, lavorando a stretto contatto con autorità e leader delle comunità. Sulle recenti proteste, la multinazionale mira ad una risoluzione pacifica. “Abbiamo cercato di mantenere una comunicazione trasparente con le parti interessate”, spiega Watenphul. L’inquinamento della zona attorno alla miniera, per la multinazionale, non è dovuto alle attività di estrazione: “La presenza di metalli pesanti, secondo studi delle autorità, è dovuta alla mineralizzazione naturale e alle caratteristiche geochimiche della zona”, inoltre “le attività minerarie vengono regolarmente controllate dall'autorità nazionale per l'acqua (ANA) e dall'autorità di audit ambientale del Ministero dell'Ambiente”.
Infine, sulle consultazioni, Watenphul precisa: “Sono state condotte nelle comunità che circondano il progetto Corrocohuayco e anche consultazioni mirate dei locali da parte del Ministero dell'Energia e delle Miniere con il supporto di Antapaccay, in conformità con la legislazione peruviana”.
Quello che le multinazionali di materie prime come Glencore, che ha sede in Svizzera, fanno all’estero ci riguarda? Prima di tutto la Svizzera è uno dei più importanti acquirenti di rame e altri metalli provenienti dal Perù, insieme a Cina, Giappone e USA. Se la gente dovesse soffrire a cause dell’attività mineraria ci dovrebbe interessare. L’iniziativa per multinazionali responsabili, su cui andremo a votare a novembre, mira a fare in modo che le attività commerciali di imprese con sede in Svizzera rispettino i diritti umani e le norme ambientali. Devono fare affari in modo responsabile. Per assicurarsi ciò, gli iniziativisti chiedono che le violazioni dei diritti umani e l’inosservanza delle norme ambientali internazionali abbiano delle conseguenze. “L'iniziativa chiede una cosa per noi svizzeri ovvia: chi causa un danno deve risponderne! Solamente con regole chiare e vincolanti sarà possibile impedire che i diritti umani vengano continuamente calpestati e l’ambiente distrutto”, commenta Corinne Sala, direttrice di Comundo per la Svizzera italiana.
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Di seguito pubblichiamo la presa di posizione integrale di Glencore invita al giornale
Antapaccay riconosce le sfide che il Perù deve affrontare nel contesto della pandemia COVID-19 in corso e del conseguente rallentamento economico. L'operazione ha adottato misure per proteggere la sua forza lavoro e per fornire sostegno alle comunità locali con cibo e altre forme di assistenza, lavorando a stretto contatto con il governo locale, regionale e nazionale e con i leader delle comunità. In particolare, Antapaccay ha adottato le seguenti misure:
- L'azienda ha aggiornato tutti i suoi protocolli di salute e sicurezza per prevenire, ridurre al minimo e, se necessario, rispondere alle infezioni da Covid-19 nel sito della miniera, e per fornire cure mediche alla forza lavoro. Questi protocolli sono registrati presso il Ministero della Salute, secondo la normativa vigente, e sono in continua valutazione e miglioramento.
- Dall'inizio dello Stato di emergenza nazionale in Perù nel marzo 2020, Antapaccay ha sostenuto la comunità di Espinar fornendo oltre 16.000 confezioni di cibo alle popolazioni vulnerabili (identificate attraverso i leader della comunità). Ha inoltre fornito attrezzature mediche alle strutture mediche di Espinar e Cusco. Recentemente, in risposta alla mancanza di disponibilità di ossigeno medico ad Espinar, l'azienda ha donato 60 palloncini di ossigeno medico e ha stipulato un contratto per la costruzione di un impianto di ossigeno medico da donare all'ospedale di Espinar.
Antapaccay ha osservato con preoccupazione i disordini e le proteste nella regione di Espinar dal 20 luglio al 7 agosto, tra cui l'incendio di camion appartenenti a Las Bambas (una miniera non di proprietà di Glencore), i blocchi stradali e l'incendio dei pascoli. Le proteste hanno avuto un impatto diretto anche su Antapaccay, causando l'interruzione del cambio dei lavoratori del cantiere, che purtroppo ha costretto i lavoratori a rimanere nel campo per un periodo più lungo del previsto (con un risarcimento completo). I manifestanti hanno anche distrutto una pompa dell'acqua all'interno della proprietà della miniera, che ha interrotto la fornitura di acqua ai 1.800 lavoratori di Antapaccay e alle comunità vicine di Tintaya-Marquiri e Cocareta. I blocchi stradali hanno anche fermato le consegne di cibo ai lavoratori. Infine, Antapaccay, vista la pandemia è preoccupata per i rischi posti da proteste e manifestazioni per la salute pubblica. Antapaccay sostiene la risoluzione pacifica delle proteste e ha cercato di mantenere una comunicazione trasparente con le parti interessate per tutto il periodo di disordini.
Il 7 agosto, rappresentanti di alto livello del governo nazionale peruviano, insieme ai rappresentanti delle autorità provinciali e distrettuali e ai rappresentanti della società civile di Espinar, hanno concordato un programma straordinario di assistenza sociale per sostenere gli abitanti della regione di Espinar in un momento di crisi sanitaria nazionale. Questa assistenza sociale viene fornita sotto forma di un buono prepagato per 1000 Soles, che può essere utilizzato per le necessità alimentari e mediche, per le lezioni scolastiche, per i servizi di pubblica utilità (acqua, elettricità) e per i servizi telefonici e internet. Il programma straordinario di assistenza sociale è finanziato dall'Accordo Quadro ("Convenio Marco por el Desarrollo de la Provincia de Espinar"). Antapaccay contribuisce all'Accordo Quadro con fondi che rappresentano fino al 3% del reddito annuo di Antapaccay al lordo delle imposte. Il programma di assistenza sociale straordinaria è supervisionato dal Comitato di Gestione dell'Accordo Quadro, composto dal Sindaco della Provincia di Espinar, da sei rappresentanti delle comunità locali e della società civile e da un rappresentante di Antapaccay. Ogni membro del Comitato di Gestione ha un solo voto, compresa Antapaccay. È responsabilità del Comitato di gestione nel suo insieme portare avanti il programma. Avendo un solo voto, Antapaccay non può emettere i voucher da sola o influenzare le decisioni del Comitato direttivo.
Tuttavia, per sostenere e accelerare l'iniziativa, Antapaccay ha proposto tre opzioni per la distribuzione dei buoni al comitato di gestione dell'accordo quadro, durante le riunioni dell'11 e del 13 agosto. Il comitato direttivo ha respinto le proposte di Antapaccay e ha deciso di nominare il "Banco de la Nacion" (banca statale) per l'esecuzione del programma. Il 19 agosto il Sindaco della Provincia di Espinar ha inviato una lettera alla banca, incaricandola di attuare il programma.
Antapaccay cerca di sostenere il rispetto dei diritti umani in tutte le sue attività, attuando misure per monitorare i suoi impatti ambientali e per condividere queste informazioni con i suoi ‘stakeholder’.
A seguito del completamento del dialogo della tavola rotonda di Espinar guidata dal Ministro dell'Ambiente nel 2012-2013, la miniera e il governo hanno condotto studi per valutare la presenza di metalli pesanti nella regione. Gli studi, condotti da autorità di regolamentazione come ANA (autorità nazionale delle acque - Ministero dell'Agricoltura), OEFA (ente responsabile del rispetto degli obblighi ambientali - Ministero dell'Ambiente) e INGEMMET (ente responsabile delle informazioni geoscientifiche e di quelle relative alla geologia di base, alle risorse del sottosuolo, ai rischi geologici e ambientali - Ministero dell'Energia e delle Miniere) hanno concluso che la presenza di metalli pesanti nella zona è dovuta alla mineralizzazione naturale e alle caratteristiche geochimiche della zona.
In conformità alla normativa peruviana, le attività minerarie sono regolarmente controllate dall'autorità nazionale per l'acqua (ANA) e dall'autorità di audit ambientale del Ministero dell'Ambiente (OEFA), anche per Antapaccay. Inoltre, e in seguito alle raccomandazioni della tavola rotonda del 2012-2013, ANA ha implementato un regolare monitoraggio partecipativo dell'acqua con i rappresentanti delle comunità di Espinar. L'ultimo risale all dicembre 2019, si riprenderà una volta eliminate le restrizioni relative a COVID-19.
In conformità alle norme ambientali e sociali peruviane per le attività minerarie, al suo impegno per un dialogo costruttivo con gli stakeholder e ai principi guida delle Nazioni Unite per le imprese e i diritti umani, Antapaccay ha condotto consultazioni pubbliche nelle comunità che circondano il progetto Corrocohuayco come parte della sua valutazione dell'impatto ambientale. Il Ministero dell'Energia e delle Miniere sta conducendo consultazioni mirate delle popolazioni indigene con il supporto di Antapaccay, in conformità con la legislazione peruviana.
A seguito della revisione interna del progetto, Antapaccay ha rinviato l'inizio della costruzione del progetto, con la nuova data attualmente all'esame. La decisione è stata comunicata al governo.