C’era una volta il “Sammelsack” per le plastiche miste. Per chi voleva riciclare la plastica era semplice: tutto nel sacco per la plastica, senza preoccuparsi se si trattava di PET, HDPE, PVC, LDPE, PP, PS, o altre plastiche.
Per un motivo inspiegabile – considerato che le tecniche di separazione automatizzata sono sempre più efficaci – col nuovo sacco Bellinzona complica la vita ai cittadini e si adopera per diminuire la quantità di plastica riciclata. Infatti nel nuovo sacco possono essere messi solo HDPE, LDPE e PP (HDPE e PP possono anche essere consegnati gratuitamente per il riciclaggio nei vari negozi dei grandi distributori). E tutto il resto? Nel sacco dei rifiuti urbani, da bruciare nel “termovalorizzatore” (che non valorizza un granché!). Ma avete già provato a decifrare le varie sigle delle plastiche? La maggior parte si fa fatica a trovarle e, quando si trovano, è molto difficile leggerle. Se poi non si ha una vista d’aquila, l’esercizio diventa quasi impossibile. Da quanto ho sentito, la raccolta del “Sammelsack” è stata ancora prolungata di 6 mesi, ma il sacco non è più in vendita.
Era comodo poter mettere nel "Sammelsack" per il riciclo anche i contenitori del latte e delle bevande in TetraPack. Inoltre, anche se il nuovo sacco costa 30 ct in meno, a cosa mi serve se poi posso metterci poco di più di quello che posso consegnare gratuitamente nei grandi negozi?
Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse la ragione di questo passo indietro, che sicuramente indurrà molti cittadini a rinunciare alla separazione della plastica. Mi rifiuto di credere che si voglia semplicemente aumentare il volume di rifiuti bruciati nell’inceneritore, pardon: nel termovalorizzatore.