Il 7 ottobre 2023 è rimasto nella memoria collettiva degli israeliani e non, come una delle giornate più tragiche della loro storia. Quella data ha segnato un’aggressione senza precedenti, compiuta da Hamas, e l’atrocità di quella giornata è difficile da dimenticare. Le immagini del massacro di centinaia di civili innocenti e del vilipendio dei loro corpi restano indelebili nella mente di chi ha avuto modo di vederle. Il mio pensiero va, con profonda costernazione, agli ostaggi che ancora oggi sperano di poter tornare a casa.
Ricordare questi eventi è fondamentale per costruire una pace duratura; l’omissione di tale memoria tradisce un antisemitismo latente e dilagante. È significativo che, tra i giovani dell’estrema sinistra, non siano state organizzate manifestazioni di condanna per il massacro di altri giovani che si trovavano a un festival o per le persone innocenti nei kibbutz.
Non essendo di religione ebraica, non si può sospettare partigianeria nelle mie parole, eppure, è innegabile che ogni essere umano, di qualsiasi credo, trovi inaccettabili le condizioni a cui sono stati sottoposti gli ostaggi nei tunnel di Hamas, realizzati con fondi provenienti anche dai Paesi occidentali. Le famiglie degli ostaggi vivono quotidianamente in uno stato di incertezza, tra la speranza e la disperazione, pronte a ricevere notizie angoscianti in qualsiasi momento.
La “dimenticanza” persino di parte dei media e dei lettori mi sembra un’amnesia di natura ideologica. L’Onu stessa ha recentemente dichiarato che le cifre fornite da Hamas sulle vittime non sono verificabili né veritiere, e che tra i morti figurano solo civili e non combattenti di Hamas.
Inoltre, è importante riflettere sulla situazione dei più di 70’000 israeliani sfollati, costretti ad abbandonare il Nord di Israele per sfuggire ai continui bombardamenti di Hezbollah, un’organizzazione legata al radicalismo religioso iraniano. Il fondamentalismo islamico – ma non solo – ha un impatto devastante, in particolare sulle donne e sulle persone Lgbtqia+, che sono vittime di discriminazioni e abusi.
Israele ha il diritto inalienabile di difendersi da attacchi terroristici e da un fondamentalismo che non cerca la pace, ma anzi mira, come stabilito nei propri statuti, all’annientamento totale dello Stato ebraico.
Soffro anche per la popolazione palestinese innocente che, in quanto usata come scudo umano da Hamas, è vittima di una tragedia che non merita. Le cellule militari di Hamas si nascondono sotto moschee, ospedali e scuole, esponendo i civili a un pericolo costante e crescente.