Riappaiono le fusioni urbane per ampliare Locarno. Niente di nuovo per l’associazione ticinese per l’autonomia dei comuni, ma la ripetizione di un concetto poco democratico che fu inserito nella legge sulle aggregazioni, poi continuamente blindata contro i ricorsi vari. La parola magica è opportunità. Fanno bene Brissago, Ronco, Ascona, Muralto e la Verzasca a rimanere vigili su questi progetti che non sono neppure domandati da loro. Attenti a non lasciarsi minare la collaborazione e l’apertura a un dialogo onesto, con i saldi principi svizzeri che portano le vere soluzioni moderne. Un agglomerato si può costruire con le collaborazioni. Lugano è troppo vasto e leopardato con carenze e disservizi mascherati da una burocrazia sempre più invadente e costosa. Anche qui sono rimasti triangolini come Massagno, mai oggetto di votazione. Ed è giusto che rimangano attivi i Comuni sani come Paradiso, Mezzovico, Ascona, Arbedo per citarne solo alcuni. La volontà di portare avanti questi cantieri infiniti delle fusioni non è cosa tipica del funzionamento svizzero della nostra democrazia federalista, in cui convivono minoranze e componenti con lo stesso peso in un sistema egualitario evoluto. Il Canton Ticino decide invece per opportunità come motivo tout court, con il diversivo di un semplice sondaggio senza valore decisionale dove si conta il numero complessivo di votanti: il borgo più numeroso vince sempre. Sarebbe più coerente abolire queste norme legali che sembrano fatte apposta per cancellare il nostro sistema culturale politico, incompatibile con le democrazie europee, rozze e troppo centraliste, basate sulla maggioranza e l’alternanza al potere che crea evidenti problemi. Potere e opportunità o meglio opportunismo di chi profitta della situazione al contrario del leale.