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Architettura ostile

Vicino al parco giochi in Piazza Grande a Giubiasco da qualche giorno c’è una panchina nuova. È oggettivamente bruttina: fatta di tubicini di ferro dipinti di rosso, emana vibrazioni da anni 80. La particolarità di questa panchina però è data dal fatto che ricade nella categoria della cosiddetta architettura ostile, ossia una strategia di progettazione urbanistica che vuole impedire comportamenti ritenuti vandalici o che lederebbero il decoro pubblico. Esempi di tale architettura sono gli spuntoni collocati su superfici piane per impedire alle persone di sedersi o le panchine con i braccioli anche in mezzo per impedire alle persone di distendersi.
La panchina di Giubiasco è un esempio di architettura ostile perché le manca la seduta in mezzo. In pratica, una panchina che solitamente è per tre persone, è trasformata per due; con in mezzo alla seduta un buco, restando sempre lo schienale completo. La scusa ufficiale di questo tipo di panchina è che in questo modo le persone in sedia a rotelle possono mettersi in mezzo ed essere al centro, dato che, a quanto pare, stare di lato o davanti alla panchina sarebbe discriminante. La realtà è che questa panchina è fatta per non far dormirci i senzatetto sopra. Ora, io non so quale sia stata la motivazione del Municipio per scegliere questa panchina invece di una standard (e magari più bella) ma non mi sembra che in Piazza Grande ci sia un “problema” di senzatetto; quindi tendo a pensare alla buona fede. Gradirei però che la prossima volta ci sia un’attenzione maggiore, una sensibilità diciamo, verso forme respingenti di arredo urbano. Sembrano piccole cose, ma contano.

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