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L'annus horribilis del CdS

Lo dicevamo da tempo che l’attuale governo cantonale, alla pari di quello di Berna, sia di gran lunga il peggiore che la nostra storia ricordi. Da quanto apparso sui quotidiani in settimana risulterebbe che i poteri a palazzo delle Orsoline siano stati rovesciati, laddove l’esecutivo, o parte di esso, pretende di asservire a sé stesso il parlamento. Al direttore del Dt settimana scorsa è partito l’embolo ricavando una figura barbina senza precedenti con insulti a destra e a manca e offendendo il parlamento che è, o dovrebbe essere ancora, l’espressione dei ticinesi tutti. Già che l’onorevole in questione si contende il primato di scarsa simpatia con il proprio collega di partito. Infatti se al Dipartimento del territorio di certo non si ride in quello delle istituzioni si piange a dirotto. E il popolo mormora (vox populi) che se i pagliacci entrano nel castello non diventano né re né regine ma è il castello che si trasforma in circo equestre. Il tutto mentre dal “popolazzo” si alza sempre più forte il bisogno e la volontà di raccogliere quelle famose 15’000 firme per eliminare almeno i due quinti dell’esecutivo attuale. E a questo punto sarebbe anche un atto dovuto. Ma vista la situazione che si è venuta a creare, e chissà perché gli altri membri dell’esecutivo non prendono le distanze né commentano? Delle due l’una; o condividono o guardano altrove. Ma allora aveva ragione chi parlava di Mulino Bianco? Se tanto ci dà tanto, nel baratro in cui ci troviamo, non si potrà certo parlare di rottura della collegialità. Per ora ad essere rotti sono solo gli “zebedei” dei ticinesi. Ma fino a quando terremo duro?