Chi ha vissuto i primi anni della Lega non può aver dimenticato il patrimonio non solo politico che Giuliano Bignasca ha lasciato. Anche in misura di soldoni investiti nella causa leghista. Quella causa che aveva cambiato gran parte del modo di pensare e di votare dei ticinesi. Si pensi solo alle ben remunerate cadreghe grazie alle quali hanno beneficiato molti (troppi) dei suoi presunti amici.
Quel fatidico giorno che risale al 9 marzo 2013 allorquando lo abbiamo accompagnato all’ultima dimora, ci eravamo fatti una solenne promessa. Mai avremmo abdicato ai suoi e nostri principi. Tutti amici, almeno all’apparenza. Tanto che ancor oggi il suo volto appare ancora sul “suo” domenicale con la scritta che oggi appare più che mai blasfema; “non molleremo” !? Eppure a parte pochissimi, tutti lo hanno disonorato, chi più e chi meno. Tanto che da qualche tempo non risulta nemmeno più quale fondatore della Lega, cancellato dal neo “gobbismo” laddove quasi tutti a quell’epoca portavano ancora i calzoni corti e gonne castigate!
E così in pochi anni si sono rinnegati, e traditi, i più sani dei crismi di cui la Lega si era dotata, tradendo addirittura il padre fondatore. E qui non possiamo escludere nessuno o quasi. E per tornare ai soldoni investiti da Giuliano – nel suo sogno poi divenuto realtà – qualcuno oggi si è accaparrato “aggratis” tutto quanto c’era da arrobbare! Si sa che certi mustelidi sono inclini a seguire ciecamente il pifferaio di turno. Peccato che ora il carro su cui salire non esiste più. Il suo posto lo ha preso un treno extra lusso sul quale pochi intimi hanno potuto salire in quanto dotati – per “affectio societatis” – del benestare a firma del Norman. Amen.