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Sri Lanka - Popolo Tamil: un genocidio ancora non riconosciuto

Sono trascorsi quindici anni dai tragici eventi di Mullivaikkal, ma per le vittime del genocidio e i loro familiari, il dolore e la lotta non sono ancora finiti. Mullivaikkal, un villaggio situato nel distretto di Mullaitivu, nel nord dello Sri Lanka, fu teatro di uno dei più gravi massacri della guerra civile. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, circa 70’000 persone persero la vita. Tuttavia, il Dottor Joseph Rayappu, prete della città di Mannar, ha stimato che le persone scomparse siano 146’679. Il governo dello Sri Lanka ordinò alle Nazioni Unite e alla Croce Rossa di lasciare le zone di conflitto, permettendo così ai militari di operare senza testimoni. Migliaia di civili furono uccisi e morirono a causa delle condizioni disumane. Molte donne tamil subirono violenze sessuali. Durante questo periodo, furono create delle “No Fire Zone” per proteggere i civili, ma queste zone furono comunque bombardate dal governo, che utilizzò bombe a grappolo, armi vietate dal diritto internazionale. Nel novembre del 2019, Gothabaya Rajapaksa, ex capo dell’esercito srilankese, divenne presidente dello Sri Lanka. Poco dopo l’insediamento, annunciò il rilascio di certificati di morte per le persone scomparse durante la guerra civile. Questa dichiarazione implicava che il numero delle vittime superava di gran lunga le stime ufficiali dell'ONU. Quindici anni dopo la fine della guerra, la situazione non è cambiata. Il popolo tamil continua a subire discriminazioni e oppressioni da parte dello Stato. In Sri Lanka è considerato illegale commemorare i propri cari, e chi lo fa viene arrestato. Anche in Svizzera, il 18 maggio, la comunità si è riunita a Zurigo, presso Helvetiaplatz, per ricordare i defunti.

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