Non è riempiendo la pancia all’elettorato con risotto e luganighe o con i maccheroni al sugo che la Lega reggerà ai prossimi confronti. “Dobbiamo tornare alle origini” tuonava il 14 gennaio il neo “coordinator errante”. Beh, quello che possiamo dire è che la Lega (quella vera ovviamente) non si era costruita con i “pranzi offerti” o gli aperitivi di circostanza. Si era radicata nel cuore di gran parte della popolazione con i fatti e qualche evitabile errore. L’indimenticato Rodolfo Pantani, che ha presentato al Nano il sig. Gobbi dicendogli di prenderlo che l’è “un bravo fiöö”. Di certo non sospettava che aveva inserito nel ventre leghista il peggior virus che si potesse immaginare. Ed il risultato è sotto agli occhi di tutti! Va pur detto che alcuni leghisti, anche della prima ora, hanno preferito salvare la poltrona e la faccia anziché difendere i principi di quella libertà, “coerentemente tollerante”, che ha segnato l’apparizione dell’ex movimento. E cosa rimane di tutto questo? Niente, se pensiamo ai giramenti sui tacchi dei presunti “fedelissimi” del Nano che oggi ci assillano con i loro santini e ridicole promesse per essere riconfermati. E così siamo passati dai cartelli anti radar, ai milioni per le bretelle stradali, alla cassaforte delle multe voluta da chi oggi (?) vorrebbe tornare alle origini. Che tolla, On. Sig. Cons. di Stato. Ma, di grazia, cosa intendeva con quel “dobbiamo tornare alle origini”? Vuole forse reinventare la carovana delle libertà o il famoso blocco del ponte diga? O si fermerà al risott e lüganigh ed ai maccheroni al ragù? Magari, è un consiglio non richiesto, accompagni le prebende con del salutare Alcaseltzer o Leogastrol. Non si sa mai che possano servire. Augüri.