La ‘Regione’ dà un giusto rilievo al rilascio dei diciannove minori israeliani prigionieri di Hamas da 50 giorni. “Sono come fantasmi; soffrono di depressione, sono tristi, lenti, non vogliono uscire dalle loro stanze, sussultano e scoppiano a piangere non appena vedono un estraneo, temono qualsiasi rumore” – afferma in sintesi Niv, vicedirettore dello Schneider children’s medical center. Altri israeliani innocenti avrebbero subìto coercizioni psicologiche nei cunicoli di Hamas dove i loro carcerieri li avrebbero perfino drogati e abusati sessualmente. C’è di che rabbrividire. D’altra parte, civili palestinesi innocenti continuano a morire come mosche sotto le bombe israeliane e le macerie di Gaza e dintorni. Chi ne è uscito miracolosamente incolume o ferito non trova spesso nessun membro della sua famiglia ancora vivo. Lo scontro continua tuttora. L’unica arma che frena la carneficina perpetrata da Israele sono gli ostaggi, a tutt’oggi 138. Il governo di Tel Aviv ha scelto di vendicare l’onta del 7 ottobre, frantumando e occupando l’intera Striscia di Gaza, con l’obiettivo di scovare e neutralizzare i terroristi di Hamas, arrivando – perché no? – a sradicarli di lì, allagando – si dice – la ragnatela dei loro tunnel sotterranei, per porre in essere un mini genocidio e un esilio di massa – in Egitto? – del popolo palestinese. È a questo che gli israeliani puntano a ogni costo – piaccia o non piaccia al popolo di Gaza e della Cisgiordania, alla Nato e all’Onu. Gli esperti stimano che, per riuscirci, occorreranno non meno di una decina d’anni – quando Netanyahu & soci si saranno (da tempo) tolti di torno. A fare le spese sarà l’ovvio sacrificio di civili palestinesi innocenti, non importa se bambini, giovani, donne, anziani, giornalisti, dipendenti dell’Onu. E sì: mala tempora currunt: laggiù la democrazia l’è morta, per fortuna qui tiene ancora.