Le votazioni federali confermano la volontà del popolo svizzero di difendere le peculiarità della nostra democrazia e la sua indipendenza. Da anni è questo un impegno dell'Associazione ticinese per l'autonomia dei comuni. Dopo la pausa a causa della pandemia, per il comitato è importante nel contesto delle incertezze attuali, essere un faro critico nei confronti di una politica che troppo facilmente limita la libertà in favore di un centralismo di sempre più difficile controllo. Saremo sempre a fianco delle comunità ticinesi, difendendo il ruolo attivo della cellula base del nostro federalismo. L'Atac, vista in generale come lo spauracchio delle fusioni, è in realtà più vicina e funzionale alle istituzioni comunali di quanto si immagini. Infatti è in grado di osservare dall'esterno in posizione neutrale i cambiamenti avvenuti dopo le fusioni, che in Ticino sono di fatto gestite e pilotate dal Cantone. Fusioni troppo estese come a Lugano hanno creato problemi, mentre la situazione avrebbe potuto evolvere gradualmente basandosi sulle autonomie di comuni forti, in grado di gestire i propri servizi e di collaborare alle politiche di agglomerato come avviene in altri Cantoni. Fusioni consenzienti e condivise alla unanimità, collaborazione e responsabilizzazione a livello di potere decisionale e non consultivo dei cittadini, sarebbero finalmente da integrare in una riforma democratica della legge sulle fusioni, che fu definita anticostituzionale dallo stesso ex ispettore cantonale dei comuni. La neutralità ha un senso proprio per la cultura e il modello che caratterizza la Svizzera. Lo constatiamo amaramente oggi in Europa: la guerra non è la soluzione a problemi originati da richieste di autonomia regionale e da squilibri pericolosi fra blocchi.