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La mafia ticinese del Cinquecento

21 novembre 2023
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I grandi architetti ticinesi del 1500, che hanno operato a Roma e a Napoli nel tardo Rinascimento, sono stati presentati nel documentario “La storia infinita” del 14 novembre su LA2. Si è parlato di Domenico Fontana di Melide, primo ticinese a salire alla ribalta dell’architettura romana, che vide per quasi due secoli altri personaggi illustri come Carlo Maderno e Francesco Borromini. La riscoperta di una figura storica a volte porta a farci conoscere lati oscuri, ciò che emerge dal documentario che ha gettato un’ombra inaspettata sulla figura di Domenico Fontana. L’architetto è stato definito “uno scaltro imprenditore, che si è attribuito gran parte dei guadagni”. Come se non bastasse, il giornalista ha infierito con la menzione di presunti comportamenti imprenditoriali discutibili, “aveva messo in piedi una propria organizzazione mafiosa ticinese basata su parentele e conoscenze personali”. E poi continua parlando di ditte composte da famiglie ticinesi che investivano capitali a Roma e creavano società, “era una specie di Al Capone dell’epoca”. Insomma il giornalista parla di un periodo di cinquant’anni in cui dominava la mafia ticinese. Finora la storia narrava di Domenico Fontana come l’architetto che ha assunto il ruolo di protagonista nella costruzione della Roma barocca. Immaginatevi dunque quanta possa essere grande la sorpresa di chi ha conosciuto Domenico Fontana come l’architetto rispettato, celebrato per le sue grandiose opere e per i suoi legami con l’alta società romana e con il papa Sisto V. Se è vero che vi sono stati comportamenti imprenditoriali poco chiari, si sarebbe potuto evitare di usare termini come “mafia ticinese”. Per mafia si intende un’organizzazione criminale, retta da violenza, suddivisa in più famiglie. Si è addirittura paragonato l’architetto Domenico Fontana al gangster Al Capone. Al contrario nello stesso documentario l’architetto Mario Botta parla di Domenico Fontana come imprenditore, un general contractor, con corporazioni di costruttori che approdati a Roma avevano fatto fortuna, una schiera di aiutanti architetti, carpentieri, decoratori e altri artigiani, che al servizio dei papi cercavano di affermare il loro potere nelle costruzioni.