Dalla rivoluzione industriale i combustibili fossili hanno alimentato uno sviluppo immane, producendo però costi enormi per l’ambiente, gli ecosistemi e il clima. Oggi dobbiamo riorientare questo sviluppo in tutti i settori: come generiamo l’energia, come produciamo e distribuiamo beni e servizi, come costruiamo gli edifici, come ci spostiamo, come passiamo il tempo libero. È ora di ripensare l’attuale modello socio-economico incentrato su una crescita quantitativa a tutti i costi per valorizzare invece una crescita in qualità di vita e benessere.
E la buona notizia è che è possibile farlo: la comunità scientifica ha già elaborato modelli concreti e attuabili. Alla grande conferenza «Beyond Growth» al Parlamento europeo nel maggio scorso, esponenti della scienza e organizzazioni da tutto il mondo hanno promosso modelli socio-economici con cui garantire il benessere dell’umanità e della natura nel rispetto dei limiti delle risorse planetarie. Basati su principi di sufficienza e circolarità nei consumi, di equità, di redistribuzione e inclusione sociale, questi modelli consentirebbero a ciascuna persona – in tutto il mondo, delle generazioni presenti e di quelle future – di accedere al benessere individuale, contenendo gli impatti collettivi sui sistemi naturali, che sono beni comuni da preservare.
Per realizzare questo futuro migliore abbiamo bisogno di scelte politiche coerenti. Al ballottaggio per le elezioni federali del 19 novembre abbiamo la possibilità di scegliere la candidata giusta, capace di combinare la sostenibilità con l’impegno sociale e sindacale. Votiamo con decisione chi può attuare la transizione verso una società più giusta e prospera, che rispetti le popolazioni presenti e future, la natura e i limiti del pianeta.