La deontologia giornalistica attiene a un’informazione il più accurata possibile, dando spazio a divergenti opinioni in base a competenze accertate. Questo succede raramente quando si toccano argomenti sulla questione animale. Tocca invece assistere sistematicamente a un giornalismo che cavalca pregiudizi, paure e fake news e a servizi come quelli dedicati ai predatori in cui si dà in pasto all’opinione pubblica (perlopiù disinformata), nozioni e allarmi altamente di parte e stereotipati da parte dei soliti accaniti di turno, privi di valenza scientifica e con il solo scopo di fomentare gli animi. Non si assiste mai alle nostre latitudini a un contraddittorio, a un confronto di opinioni diverse, nessuna intervista ad esperti che trattino approfonditamente la questione della specificità, della convivenza e interazione tra fauna selvatica e noi. Esistono esperti che porterebbero sicuramente a un dibattito più sano e costruttivo, invece delle continue notizie allarmistiche e tendenziose sulla fauna selvatica, di chi coglie pretesto per alimentare l’onda di disinformazione che sempre più permea il dibattito pubblico sui “grandi carnivori”. Non bastasse che avessimo già votato in merito. Non bastasse che le corporazioni venatorie e allevatrici sbraitino ovunque e pesino come macigni. Non bastasse che gli intervistati di turno siano membri di associazioni di caccia e del territorio senza grandi predatori (il che è tutto dire). Basterebbe almeno che chi li intervista abbia idea di cosa sia offrire un servizio pubblico e giornalistico degno di questo nome.