Spesso sento adulti dire ‘siete giovani, la vita è bella’. Tanti giovani soffrono e andare da loro a dirgli questo non aiuta, anche se fatto in buona fede.
Sofferenza e disagio giovanile purtroppo vanno a braccetto. Giudicare è facile, cercare di comprendere no. Comprendere non significa giustificare ed è il primo passo per instaurare una relazione di fiducia.
Ansia, depressione, solitudine, autostima bassa sono problematiche figlie di una forte pressione. Pressione sociale che spinge costantemente i giovani ad adattarsi a determinati standard; non aderirvi rende insicuri e fa sentire sbagliati. In tutto questo i social network giocano un ruolo perché è da lì che provengono i cosiddetti modelli a cui conformarsi.
Come affrontare tutto ciò? I giovani hanno bisogno di un supporto adeguato e un ambiente sicuro e accogliente. A parole è facile, nei fatti no. Come iniziare? Investendo in programmi di prevenzione che tocchino il tema della salute mentale già alle scuole medie. È soprattutto in quel periodo che iniziano a svilupparsi determinate problematiche ed è lì che bisogna iniziare ad agire, senza tabù. Bisogna avere il coraggio di parlare di emozioni, di disagio e di sofferenza. L’autostima si crea partendo dalla conoscenza di sé stessi e di ciò che si prova ed è grazie a essa che si riesce a gestire la pressione che citavo prima. Si potrebbe poi smetterla di condannare il fallimento e iniziare a interpretarlo come un’occasione di crescita. I giovani vanno incoraggiati, non appesi al muro.
Il disagio giovanile è un tema di cui dovrebbero occuparsi tutti i partiti, da destra a sinistra. Una grigia tempesta di disagio si sta abbattendo sulla nostra gioventù di cui faccio parte e occorre agire al più presto.