Da diverso tempo la maggior parte dell’Europa, compreso il nostro Paese, è colpita da una prolungata e preoccupante siccità. I nostri Comuni, chi celermente, altri con elefantesca lentezza, stanno correndo ai ripari con limitazioni (o in certi casi divieti) delle attività non indispensabili che comprendano l’uso dell’acqua: le irrigazioni di prati verdi e aiuole, i lavaggi di veicoli e di piazzali, il riempimento di piscine...
Con i cambiamenti climatici che non sono certamente in inversione di rotta, vi è da aspettarsi che simili situazioni si ripeteranno sempre più spesso. Forse è giunto il momento di un cambio di paradigma nel definire le priorità nel consumo di questo bene così prezioso e indispensabile, nella consapevolezza che in molte aree del globo siccità uguale carestia e carestia uguale fame. Si denota che vi è ancora troppa gente insensibile e sorda ai richiami alla moderazione nell’uso di questo prezioso bene che appartiene a tutta la comunità e non solo a pochi altezzosi indifferenti, imprigionati nel proprio dannoso egoismo.
In futuro i provvedimenti dovranno arrivare senza troppo tergiversare, al momento giusto, e dovranno essere più intransigenti e con i dovuti controlli, senza eccezione.
Purtroppo, il giorno in cui i rubinetti saranno asciutti, i più colpiti saranno proprio quelli che si sono sempre impegnati nel risparmio dell’acqua, con grande spirito di altruismo e di ecosostenibilità, fino all’ultima goccia. Saranno confrontati con l’inutilità di tanti loro sforzi pregressi, che solo con l’impegno solidale di tutti avrebbero potuto scongiurare il peggio.