Ho voluto lasciar passare le feste Pasquali siccome tutti avevamo bisogno di serenità, ma la notizia prima di Pasqua ha rotto l’uovo, capisco che i costi sanitari sono aumentati con la pandemia, ma forse dobbiamo pensare che i premi per gestire i costi vanno pagati. Se però gli stessi diventano impagabili per l’assicurato ne va di tutto il sistema sanitario Svizzero, mi spiego: da diversi anni vedo il nostro ceto medio indirizzato al ribasso, basta vedere i panini per strada durante la pausa pranzo per capire che la situazione va riesaminata e studiata politicamente.
Dobbiamo ripensare al concetto di come si possa o meglio su come si è costretti a vivere in una famiglia di 4 persone dove oggi abbiamo un 32/35% da considerare come locazione, poi abbiamo un 28/32% come premi per casse malattia comprese le franchigie per 4 persone, ci resta un 35/40% degli introiti per tutte le altre spese come luce, gas, telefoni, auto, vitto, studi e vestiario, lasciando per ultimo il fisco a cui forse rimarrà una piccola percentuale.
Questa risultante ci fa capire che la povertà è alle porte e lo stato sociale avrà molte difficoltà a sostenerla. Tutto ciò mette in risalto che il problema è politico e strutturale e non possiamo colpevolizzare solo le casse malattia, anche se una buona fetta l’hanno in carico pure loro: vi ricordate dei 400 milioni fatturati in più ai ticinesi di cui la politica a suo tempo ha accettato un risarcimento di soli 59 milioni? Ecco, ora sarà utile cercare di recuperare i 341 milioni mancanti, e forse per almeno 3 anni gli aumenti del 10% annunciati per Pasqua potranno essere ridotti a un massimo del 2 per cento.
Concludo confidando in una politica lungimirante, che come ha fatto per gli ultimi 700 milioni, riesca a non portare il cittadino alla situazione di dire sempre sì o no per poter vivere decentemente.