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Leggenda cittadina

L’airone prese possesso del prato. Alto, maestoso, stava attento tutt’intorno. Immobile. Forse controllava il suo compagno, che scorgo poco più in là. Sembrava padrone del prato, segnato da una fila di alberi d’alto fusto e collinette artificiali. Quel prato destinato a sparire. Spostarsi, si dice, anzi si afferma per via dei compensi. E cosa compensano? Un prato non proprio piccolo, un po’ selvatico, che dà da mangiare alle mucche, per un tetto verde sul quale l’airone non ci va di sicuro. Su quel prato oltre a pascolare le mucche, volano diverse specie di uccelli che vengono osservati e catalogati: questi arricchiscono il carattere naturalistico del luogo, di quello spazio che termina direttamente con la golena sulla quale si stanno facendo opere di rinaturalizzazione del fiume. Ora quello spazio è destinato a tutt’altra caratteristica. Quello spazio di libero uso dei cittadini è una zona verde di svago e passaggio verso il blu del fiume che accompagna per un buon tratto. Mentre penso al futuro di questo spazio che sta aprendosi alla primavera, osservo l’airone sempre immobile, come per fare la guardia al suo territorio. Anch’io sto ferma, lo osservo e rimugino. Anch’io prendo a mio modo possesso del prato, ci passo, lo calpesto ma dolcemente, vi avevo scorto una volpe e trovato la sua tana e pure un tasso. Guardo l’airone che mi sembra voglia dire … Questo terreno è mio … Allora è nostro, penso. Ma non più per molto. La fila degli alberi d’alto fusto dove l’airone ha il suo nido ha le ore contate, già, qui si spianerà un tappeto di cemento-fondamenta di un nuovo ospedale, magari ospedale universitario, con tutto quello che una struttura del genere comporta. E allora? Allora penso alle scelte che si fanno talvolta nella vita, e la scelta migliore. E qui la scelta è tra un ospedale e la casa dell’airone. Tra costruzione e natura. L’uno scaccia l’altro. Con criteri di paragone diversi. Il terreno, il verde, luogo e spazio per l’airone e non solo, non si riproduce con lo spostamento. L’ospedale invece si può spostare lasciando intatto quello spazio, una volta destinato a zona di attrezzature pubbliche, trasformato (in fretta) con una variante di "Piano regolatore intercomunale" (novità assoluta mi pare), per far quadrare i conti, aggiungo. L’airone sarà d’accordo di traslocare? Domando con un pizzico di tristezza.