L’altro giorno ho cercato di ottenere un appuntamento dal Sig. Fabio Regazzi, consigliere nazionale. Allora ho telefonato in ditta chiedendo di lui. Mi ha risposto una voce gentilissima che mi ha domandato per quale ragione volessi incontrarlo. Le ho detto che avevo un po’ di raffreddore e sentivo del catarro in gola per cui volevo una diagnosi e soprattutto sapere cosa fare in caso di un eventuale Covid. Dopo una pausa di sorpresa, la gentilissima voce, in tono divertito, ha precisato che il Sig. Regazzi non è un medico… Al che ho replicato: “Già, eppure quando è intervistato dai media sembra decisamente più in chiaro di molti medici su come confederazione, cantoni e cittadini debbano comportarsi con la pandemia: se si debba chiudere o aprire tutto, se si debba starsene in quarantena o andare tranquillamente in giro o a lavorare, se certificato Covid o tampone servano ancora a qualcosa ecc…”.
Naturalmente avrete capito: mi sono inventato tutto. Tuttavia, seppur in tono scherzoso, voglio esprimere un crescente disagio verso chi, pur non essendo del mestiere in campo sanitario, pretende di sentenziare e di insegnare a chi è invece del mestiere cosa sia meglio fare e come di fronte alla situazione eccezionale che abbiamo vissuto e che in parte stiamo ancora vivendo (le ospedalizzazioni sono in aumento). Alludo a certi ambienti di Economiesuisse, di GastroSuisse (ricordate la faccia truce del suo vicepresidente Sig. Suter, che di fronte a certe restrizioni era arrivato addirittura a dire di vergognarsi di essere svizzero…), di UdcPlr (sembrano due partiti, ma in realtà è uno solo tanto sono sovrapponibili e interscambiabili), per non dire di certi ambienti sportivi (palestre, centri fitness) ecc. Alludo a persone che probabilmente hanno sublimato a tal punto la loro funzione da immaginare di poter prescindere dall’utenza: gente che sotto sotto immagina un’economia senza consumatori, aspira a una ristorazione senza clienti, sogna sportivi disposti a sacrificare la salute in nome della forma fisica…
Confesso che nella mia vita professionale mi sono imbattuto spesso in politici che presumevano di saperne di più di chi ha scienza e competenza diretta sul campo. Nessuna meraviglia, dunque. Ma un pizzico di amarezza sì: pretendere di cancellare ipso facto tutte le misure di prudenza sulla base del fatto che moriamo di meno e corriamo meno il rischio di finire intubati, è di una miopia e di un cinismo che non possono non inquietarci di fronte alle sfide che abbiamo ancora davanti sul piano della salute, dei cambiamenti climatici, delle tensioni nazionali e internazionali. Scambiamoci gli auguri!