Nella rassegna il Quotidano della Rsi dello scorso 2 dicembre, stucchevole e plaudente come sempre, è stato proposto un servizio sul ritorno del lupo nel cantone, immortalato in un video in Valle Onsernone. Un servizio ripreso poi dai media, dai toni dolciastri e compiacenti di lieto evento, avendo i congiunti scelto il Ticino per procreare. Servizio tendenzioso che lascia chiaramente, ma falsamente trasparire, nelle recinzioni e nei cani, una panacea efficace e percorribile. Recinzioni e cani sono degenerazioni sostenute e propagate da gente incompetente o in malafede, inapplicabili odiose e ingiuste, volte a colpevolizzare i proprietari allevatori. Benessere, salute e crescita di capre e pecore sono legati a doppio filo al naturale libero spostamento nella ricerca del cibo, interagendo nel contempo positivamente sugli equilibri vegetativi e territoriali.
La transumanza costituisce un elemento importante dell’economia agraria, frena l’espansione selvaggia e problematica del bosco, che sottrae notevoli superfici alla pascolazione. La sostenibilità economica e la qualità stessa della produzione alimentare del settore agropastorale dipendono strettamente da una pascolazione tradizionale legata ai cicli vegetativi stagionali. Sovvertire, o addirittura negare questo millenario ordine di cose, significa sposare e negare, per somma ignoranza, secolari conquiste imposte e tracciate dalla necessità del vivere. Dove pascolano liberi gli armenti crescono erbe e fiori, nei recinti crescono malattie e vermi.
La presenza ed espansione del predatore è una nociva e inquietante realtà che dilaga da circa un decennio nel cantone, predando fatiche e passioni di molti contadini allevatori.
Nella cultura globalizzata dell’apparire spavaldo, dello spreco, del consumare per essere, senza principi e senza memoria, drogata di sport e Olimpiadi, si ignora bellamente che a nutrire e vestire l’uomo nei secoli sono state capre e pecore e non di certo i grandi predatori dai quali l’uomo sempre ha dovuto con ragione difendersi per sopravvivere.
Per concludere, una citazione dalla poesia “I Pastori” di Gabriele D’Annunzio: «E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri».