Dal 2002 a oltre il 2005, un operatore sociale del Dipartimento Socialità e Sanità fu assiduo “dongiovanni” a danno di ragazze che avrebbe dovuto proteggere: avances, coazioni sessuali e stupri si succedettero. Oggi, in piena epoca Me Too, si parlerebbe di orco e costui si farebbe gli anni di carcere che si meriterebbe. “Falò” di giovedì 19.11 ha raccolto le testimonianze di tre donne che hanno ribadito quanto già riferito due anni fa al presidente della Corte di Assise criminali Marco Villa, nel processo a carico dello stesso predatore. Il suo nome è di dominio pubblico; lo taccio perché non voglio che si risalga – anni dopo i suoi crimini – all’identità delle sue vittime. La sentenza della Corte d’Assise gli ha comminato una multa di 7’800 franchi, contro la quale è stato interposto ricorso. La sentenza della Corte d’Appello lo ha condannato invece a un anno e mezzo di carcere, con il beneficio della condizionale. L’ex imputato non l’ha impugnata. “La Regione” del 12.11. riporta l’intervista al suo ex capoufficio Ivan Pau-Lessi, la quale intervista non fa che rievocare l’iter dei suoi misfatti. L’avv. Andrea Bersani, legale di Pau-Lessi, ha denunciato “Falò” per calunnia e diffamazione – la correttezza dell’agire del suo cliente (Pau-Lessi) essendo già stata appurata in sede giudiziaria. Ma se così fosse, perché mai “Falò” si sarebbe incaponito a rievocare episodi che richiamano in causa tutto il Dss? Di certo per “rompere il silenzio” su leggerezze e coperture incresciose, dando voce a chi quegli abusi subì (e denunciò), tanto che il giudice Villa ha chiesto loro scusa a nome dello Stato, nel 2019! La Corte d’Appello purtroppo, non l’ha seguito. Pau-Lessi è stato invitato da “Falò” per un confronto in tv con le vittime del suo ex sottoposto; invano. Così sono stati sentiti solo gli interventi delle tre testimoni – una delle quali a volto scoperto – le quali hanno confermato di averne informato il suo capo ufficio nel 2003 o 2004. Pau-Lessi sottovalutò i reati, ritenendoli mere provocazioni o molestie di cui però non ha memoria se fossero di natura sessuale. Ne stese un rapporto e non mancò di segnalarli al suo superiore diretto Raniero Devaux che, ipso facto, spedì il maniaco a funzioni amministrative. Pau-Lessi diventato poi membro del Consiglio della Magistratura se ne è dimesso al momento della sentenza Villa. Una stagista, trovata svenuta in un bagno del Dss e soccorsa da Pau-Lessi e Martino Rossi (quando?) ha dichiarato di aver subito anche lei le morbose “attenzioni” del predatore. Per quanto tempo imperversasse l’ipersessualità del maniaco non è dato sapere. A cucire le bocche di tutti è tuttora un fazioso costume politico. Tra chi sapeva e tace figurano molti “quadri” del Dss. Non nel senso dei… dipinti.