Perché simboleggia il Patto del Rütli, con cui i tre Cantoni Primitivi si giurarono solidarietà nel caso in cui uno venisse attaccato da forza nemica. Era la promessa di fare un sacrificio (in vite umane) per salvaguardare la libertà dell’altro. Non era una mera dichiarazione di voler rimanere liberi. Non ci voleva un giuramento per questo! Ma oggi, una minoranza rumorosa (e contagiosa), abusando di simboli della maggioranza, sventola bandiere svizzere e si ritrova al Rütli per affermare unilateralmente il proprio egoistico bisogno di libertà, senza voler sentire ragioni, per poter mantenere le proprie visioni ristrette: vengono dette cose come “Se non si parlasse del Covid, vi sarebbero meno pazienti in cure intense”, “La solidarietà è un’altra cosa” (“Quale?” – nessuna risposta), “Tutte bugie” (a sua volta una grande bugia detta senza vergognarsi – basta avere intorno a sé un numero sufficiente di altri bugiardi), ignorando il numero di malati (e l’economia per cui lavoravano), di ospedalizzati, in cure intense (e per quanto tempo!), e la loro necessità di riabilitazione, il personale sanitario allo stremo (e che dà le dimissioni), i 200’000 casi di Long-Covid in Svizzera (in parte in malattia), i malati non-Covid non operati per mancanza di posti in cure intense. E chi paga tutto questo quando si ammala chi non ha voluto vaccinarsi, benché avesse potuto? Allora “Il Covid non esiste” è lo slogan che risolve tutto. La persona matura investe il tempo necessario per informarsi: c’è internet, Wikipedia, e insiste fino a quando ha la piena sensazione di aver capito le spiegazioni. Non va a leggere i post che solo rinforzano i pregiudizi con la pseudologica. Ha il coraggio di confrontarsi con informazioni nuove, anche quando deve abbandonare le proprie credenze precedenti.