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No ai tagli nell’educazione speciale

Le leggi elencano chiaramente i diritti all’istruzione, all’educazione speciale, all’assistenza sanitaria speciale, all’integrazione o reinserimento, all’inclusione per determinati bambini bisognosi d’educazione speciale, che in Ticino sono ca. 900 e aumentano sempre di più.

Nel campo dell’educazione e della cura, molta importanza viene data agli aspetti di misure di salute fisica, mentale e di riabilitazione, ma spesso trascuriamo le difficoltà per i vari operatori a causa della mancanza cronica di risorse finanziarie e umane che sono già oggi insufficienti, soprattutto per alcuni bambini, che hanno bisogno di altri supporti, non da ultimi quelli offerti dalle nuove tecnologie. Necessitano innanzitutto di un sostegno che gli consenta di accettare la loro situazione, che faciliti il contatto con gli altri e ammorbidisca la visione della società nei loro confronti e che li aiuti a capire che anche loro sono persone, cittadini e che hanno dei diritti. Non è come dirlo e chi lavora o sta con queste persone sa perfettamente quanto questo processo sia irto e carico d’ostacoli e di sofferenza, affinché i Pietro, Gianni e Beatrice ecc., possano vivere la loro infanzia e adolescenza in tutta tranquillità e senza discriminazioni.

Il mio invito è di seguire un approccio che si basi sui diritti connessi all’individuo dal momento in cui nasce fino al suo diciottesimo anno d’età, che confuti l’idea che siano solo oggetto di cura o protezione, ma che favorisca soprattutto il bambino, soggetto di diritti, quindi titolare di pretese nei confronti dello Stato, della Comunità, della famiglia. L’affermazione principale, per tutti i bambini, è il riconoscimento dei loro diritti; anche per tutti quelli che si trovano in situazioni particolari, che si tratti di bambini in situazione di povertà, bisognosi d’educazione speciale, in situazione di malattia, di conflitto con la legge, di migrazione o quindi con diverse capacità. Non c’è distinzione tra i bambini. Ci sono dei bambini, tutto qui! Ciò che sembrerebbe scontato, purtroppo oggi non lo è più, mi pare pure scandaloso e non degno di un Paese civile ed evoluto, ricordo ricco, e oggi siamo qui per difendere una posizione, che per fortuna è quella di tante persone, che è quella di evitare ulteriori tagli nell’educazione speciale, che metterebbe in grave difficoltà i bambini con abilità diverse, ma anche docenti, genitori, educatori, assistenti sociali, psicologi, logopedisti, l’ergoterapista, psicomotricisti, medici, infermieri, assistenti di cura, animatori sportivi e artistici, volontari ecc… Perché la scuola non è un’isola nella società, ma è complementare a tutto ciò che le ruota intorno.

In un settore molto delicato, si andrebbe a colpire chi è già precario e in difficoltà; lo Stato, invece di tendere la mano a chi è già molto vulnerabile, andrebbe a fragilizzare un settore già molto provato, in palese contrasto con la nostra Costituzione, che non vado ora qui a rievocare, ma basti leggere il suo preambolo!