Si chiamano Khaleda e Satayef, madre e figlia afghane, fuggite da un Paese che toglie ogni giorno di più diritti alle donne. Sono arrivate in Ticino e hanno dovuto lottare sette anni per ottenere di restarci grazie alla solidarietà della comunità della Val Verzasca, alle compagne e ai compagni di scuola di Satayef, alla maestra che l’ha seguita, agli insegnanti di lingue che l’hanno curata, alla tenacia dell’avvocato Paolo Bernasconi. Penso a questa vicenda e mi viene in mente quella di Valon Behrami: non avremmo avuto un giocatore simbolo della Nazionale se nel 1995 si fossero applicate le rigide norme sull’asilo. La storia a lieto fine di Khaleda e Satayef arriva nei giorni in cui il parlamento federale utilizza l’accetta nel settore dell’asilo e alla vigilia del dibattito in Gran Consiglio sul preventivo, con Plr, Lega e Centro che vogliono tagliare cinque milioni di franchi. Un taglio indiscriminato, che parte da un principio puramente ideologico e serve soprattutto ad accontentare una paura sociale spesso immotivata. Si tolgono risorse senza sapere dove andranno a incidere, tanto sono solo cifre. Andranno a incidere, per esempio, sull’assistenza a giovani e bambini, che hanno storie terribili e vivono – checché ne dica la propaganda qualunquista – in situazioni precarie e psicologicamente devastanti. Bisogna essere chiari: non si tratta di “spalancare le frontiere” (altra formula falsa attribuita a chi si occupa e preoccupa del destino dei più fragili), si tratta di garantire un trattamento degno a queste persone. E poi la vicenda di Khaleda e Satayef dimostra quanto sia stato importante il sostegno scolastico. Eppure Plr, Lega e Centro vogliono tagliare due milioni sulla pedagogia speciale. L’altra faccia della stessa medaglia: colpire i deboli in nome del rigore finanziario, religione imperante dei tempi attuali.