La rielezione di Donald Trump potrebbe rappresentare per la Svizzera una svolta significativa, creando opportunità su più fronti. Uno degli obiettivi principali di Trump sembra essere quello di porre fine al conflitto in Ucraina, un cambio di passo deciso rispetto all’amministrazione Biden, che ha continuato a supportare il conflitto piuttosto che favorirne la risoluzione. Per la Svizzera, questo potrebbe significare la possibilità di rimpatriare un numero significativo di rifugiati ucraini in possesso di statuto S, accolti in Svizzera per necessità umanitarie ma con l’intento di fornire loro un supporto temporaneo, che nel frattempo è sfociato in assistenzialismo a priori. La fine delle ostilità offrirebbe l’opportunità di ridurre la pressione sul sistema d’accoglienza e, allo stesso tempo, di contenere i costi per i contribuenti. Attualmente, infatti, il sistema d’asilo grava sulle tasche dei contribuenti per circa 11,5 miliardi di franchi all’anno, ripartiti tra Confederazione, Cantoni e Comuni.
Un ulteriore vantaggio per la Svizzera deriverebbe dall’approccio di Trump sul fronte commerciale. Anche se la politica dei dazi potrebbe incidere negativamente sull’export europeo, la Svizzera, grazie al suo alto valore aggiunto e alla qualità delle proprie esportazioni, potrebbe continuare a mantenere un buon livello di competitività. Con un dollaro forte rispetto al franco, i settori chiave svizzeri come la farmaceutica, la tecnologia e i beni di lusso potrebbero beneficiare di una maggiore domanda statunitense, rafforzando così la nostra economia.
Inoltre, il probabile cambio di politica verso la Nato da parte di Trump potrebbe spingere l’Unione europea a ripensare le sue relazioni, non solo con gli Usa ma anche con i Paesi terzi come la Svizzera. Con meno pressioni dall’alleanza transatlantica, l’Ue potrebbe assumere un atteggiamento più equilibrato e costruttivo verso il nostro Paese, evitando ad esempio le imposizioni in materia di sanzioni verso la Russia che il Consiglio federale ha sempre recepito, in modo discutibile, senza fare una piega.
Infine, Trump potrebbe offrire alla Svizzera una nuova sponda diplomatica, favorendo un ritorno della nostra posizione neutrale e indipendente nello scenario internazionale. Alcuni membri del Consiglio federale, come Albert Rösti, hanno già colto il potenziale di una rielezione di Trump per rafforzare l’autonomia e la neutralità elvetica. In un contesto globale sempre più frammentato, la Svizzera potrebbe così trovare in Trump un alleato per difendere i propri interessi, sia economici sia diplomatici, senza sacrificare le relazioni con l’Ue e consolidando al contempo il proprio ruolo di partner di fiducia per gli Stati Uniti.
L'alternativa è seguire l’approccio della sinistra europea, inclusa quella nel nostro Paese, che con il supporto della maggior parte dei media alimenta una retorica inutile contro Trump, preferendo concentrarsi sui difetti, che sono certamente molti, del 47° Presidente degli Stati Uniti piuttosto che sulle opportunità che potrebbe offrire.