Il “doppio standard” applicato a Israele è un problema antico quanto la sua nascita e continua a essere una delle manifestazioni più evidenti di pregiudizio nella politica internazionale. Non è solo un problema di retorica politica, ma un vero e proprio esempio di antisemitismo, come sancito anche dalla definizione dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). Secondo l’IHRA, applicare un doppio standard a Israele, chiedendogli di rispettare comportamenti e regole che non vengono richiesti a nessun altro paese, è una forma di antisemitismo. Questo è importante da sottolineare, perché il doppio standard non solo distorce la realtà, ma contribuisce a perpetuare l’odio e la violenza. Gli esempi di questo doppio standard sono molteplici. Basti pensare a come le Nazioni Unite trattano Israele. Dal 1948 Israele è stato oggetto di innumerevoli risoluzioni di condanna, spesso per azioni di autodifesa, mentre altre nazioni, con un record molto peggiore in termini di violazioni dei diritti umani, sono raramente menzionate o condannate. Uno degli esempi più lampanti è quello dei conflitti in Medio Oriente: mentre Israele viene condannato per ogni operazione militare, mirata a difendersi dagli attacchi terroristici, i crimini di guerra e le atrocità, commesse da regimi autoritari nella regione, vengono minimizzati. Un altro esempio è il trattamento delle vittime civili. Quando gruppi terroristici come Hamas lanciano razzi contro i civili israeliani, la condanna internazionale è spesso tiepida o inesistente. Tuttavia, quando Israele risponde agli attacchi, anche con misure straordinariamente precise per minimizzare le vittime civili, viene immediatamente accusato di “uso sproporzionato della forza”. Questo accade, nonostante il fatto che Israele adotti pratiche uniche al mondo per cercare di proteggere i civili, come avvertimenti preventivi e l’uso di tecnologie sofisticate per colpire obiettivi militari specifici. Anche a livello mediatico il doppio standard è onnipresente e durante l’ultimo conflitto certe fonti d’informazione hanno spinto in questa direzione. Certi giornalisti e media sembrano non avere alcun problema a romanticizzare i gruppi terroristici che attaccano Israele, definendoli “resistenza” e ignorando i loro crimini. Questo tipo di narrazione non solo distorce i fatti, ma rafforza l’idea che Israele debba sottostare a regole, che non valgono per nessun altro stato. Il fatto che l’IHRA consideri il doppio standard come una forma di antisemitismo dovrebbe far riflettere. Israele viene spesso criticato non tanto per ciò che fa, ma per ciò che è: uno stato ebraico, che ha la forza di difendersi e di affermare la propria sovranità. È questa forza, questa capacità di autodeterminazione, che provoca risentimento in chi continua a vedere Israele attraverso una lente distorta. In sintesi, il doppio standard applicato a Israele non è solo ingiusto, ma è riconosciuto come una forma di antisemitismo, che mina i principi di giustizia e uguaglianza.