La qualità del sistema sanitario svizzero è frutto di importanti leggi che nei decenni hanno saputo creare le condizioni quadro per l’assistenza sanitaria di cui possiamo oggi, tutti, beneficiare. La LAMal, entrata in vigore nel lontano 1994, è uno di questi pilastri. Negli anni, qualche cambiamento puntuale è avvenuto, ma la struttura del sistema di finanziamento è rimasta invariata, mostrando ora importanti limiti, quali la generazione di distorsioni, falsi incentivi e un sovraccarico dei costi sui premi di cassa malati, che continuano inesorabilmente ad aumentare oltre il limite di sopportabilità (e comprensione) dei cittadini obbligati a pagarli. Il finanziamento uniforme (Efas) in votazione il prossimo 24 novembre rappresenta finalmente una prima importante riforma del sistema. In futuro tutte le prestazioni sanitarie, siano esse fornite al paziente in ospedale, dal medico o a domicilio, verranno finanziate con la stessa chiave di riparto tra le casse malati (73,1% dei costi) e i Cantoni (26,9% dei costi), costituendo ciò la premessa per rafforzare le cure ambulatoriali (meno costose), migliorare il coordinamento (con ampi margini di risparmio) e, non da ultimo, alleviare l’aggravio diretto sui premi della cassa malati.
La costante crescita delle cure ambulatoriali, combinata con la nuova chiave di riparto, permette di stimare per il 2028, anno della prevista entrata in vigore della riforma, fino a 2,5 miliardi di franchi in meno a carico dei premi di cassa malati. Il trend sarà ancora migliore, se negli anni seguenti si riuscirà ulteriormente a favorire le cure ambulatoriali rispetto a quelle stazionarie, considerato che in Svizzera siamo oggi solo al 21% (la media nei Paesi Ocse è del 42%, il doppio), mentre nei Paesi circostanti si raggiunge il 50% e in Canada, addirittura, si va in ospedale solo per un intervento su cinque, senza con ciò soffrire di un sistema sanitario non performante.
Il maggior onere a carico dell’ente pubblico, sollevato dai contrari, alcuni dei quali chiedono però a gran voce che si paghino i premi unicamente in base al reddito e quindi in forma d’imposta, dovrà essere gestito in relazione al budget ordinario dello Stato (che d’altro canto risparmierà sui sussidi oggi erogati per premi sempre più alti) ed entro l’entrata in vigore andranno attuati, oltre ad altri miglioramenti del sistema (ad esempio con riguardo ai costi dei farmaci, ai tariffari delle prestazioni e a una maggiore responsabilizzazione degli assicurati) quegli strumenti per meglio gestire l’offerta ambulatoriale, evitando in particolare una crescita sfrenata di prestatori di servizi.
Dopo 14 anni di approfondimenti e dibattiti con i Cantoni e gli attori del sistema sanitario, questa riforma è matura e sostenuta dalla maggioranza dei partiti (Plr, Il Centro, Udc, Verdi liberali, Lega dei Ticinesi, Pev, Edu), nonché da diverse sezioni cantonali dei Verdi e del Ps, dalla Conferenza dei governi cantonali e da oltre 40 organizzazioni mantello nazionali del settore della sanità che includono tra gli altri, medici, spitex, farmacisti, ospedali, fisioterapisti e il settore delle cure. Una conferma della sua validità e del piccolo miracolo nell’aver finalmente promulgato una revisione di un sistema che, così, non può più andare avanti. Oggi c’è infatti solo un’alternativa sul tavolo rispetto a Efas: lo status quo, e quindi premi sempre più alti, senza alcun miglioramento nell’efficienza, nella responsabilità, nel coordinamento e nella gestione dei costi.