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Nel saloon della politica ticinese

(Depositphotos)
6 novembre 2024
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A chi ha guardato con un misto di curiosità e di sgomento l’esibito entusiasmo per il successo dei recenti incontri del ‘Plan B’ a Lugano, non sarà sfuggita la variegata composizione di un pubblico di adepti e di interessati in cui non mancavano i classici cavalieri delle cripto con tanto di cappello da cowboy, manco fossimo in un saloon del Far West. Certo, a pensarci bene, forse così tanto lontani dal Far West non sono né il Cantone né la sua principale città, visto il costante clima di (metaforico) tiro incrociato al bersaglio grosso che l’arena politica ci sta offrendo. Una sorta di tutti contro tutti alla Sergio Leone che ha fatto addirittura inorridire Norman Gobbi. “Questa guerriglia non fa bene al Paese”, ha detto lo sceriffo della Lega (e del Consiglio di Stato?) a laRegione, invitando tutti i presenti nel saloon Ticino a prendersi una camomilla e darsi tutti una calmata, a cominciare dai presidenti dei due partiti storici, Speziali e Dadò. “Basta con le polemiche che delegittimano il governo”, ha rincarato Gobbi, dimenticando che di “governicchio” parla da decenni il domenicale “vicino al suo partito” per bocca del direttore e municipale luganese del fu Movimento.

Di fatto sono bastati un paio di giorni perché Dadò tornasse alla carica con l’affaire etilometro cercando di cogliere in fallo (è proprio il caso di dirlo) Gobbi e Zali, rei di dichiarazioni incongrue e contraddittorie. Secondo copione segue l’ennesima evocazione del principio dei diritti uguali per tutti da una parte e della panna montata dall’altra. La faccenda riempirà altre pagine di giornali, terrà banco nei talk di Teleticino, mentre i veri problemi che attanagliano il Cantone e che presto avranno di nuovo un rumoroso palcoscenico in Gran Consiglio, rimarranno irrisolti e inevasi, impugnati dal genio della lampada Morisoli che già invita tutti a riconsiderare con attenzione il suo ‘decreto bis’ e a rinviare ogni drastica decisione al ’27, guarda un po’ proprio l’anno delle elezioni cantonali.

E visto che non passa giorno senza che qualcuno dia la colpa a qualcun altro su quello che non va, ecco che Vitta si gioca il jolly, quello di individuare un “nemico comune”. In pratica il discorso è semplice: invece di spararci fra noi, spariamo tutti verso Berna. E via con il muro del pianto per quanto la politica federale ci penalizzi, ci snobbi, non ci consideri. Figuriamoci se non arriveranno neanche quest’anno i soldi della Bns. Così si fa un bel pacchetto di “colpe altrui”, mettendo insieme burro e ferrovia, perequazione intercantonale, aiuti alla Vallemaggia alluvionata e chiusura uffici postali, con l’obiettivo di rinviare non solo le decisioni ma anche le responsabilità.

È un quadro politico cantonale in cui si fa sempre più fatica a capire chi governi e chi sia all’opposizione, in cui è sempre più forte lo scontro con gli interessi dei Comuni (si veda, fresco esempio, la questione della moratoria sul discutibile moltiplicatore differenziato) e dove soprattutto cresce la distanza fra le sparate partitiche e le esigenze dei comuni cittadini, che ancora sono in attesa degli effetti dello “sgocciolamento” derivante dai ricchi contribuenti, e intanto temono non senza ragione le imminenti decisioni parlamentari sul prossimo Preventivo. In tale contesto, prima della canna del gas viene l’escamotage di dar la colpa a Berna, come accade settimanalmente e da una vita dalle parti di via Monte Boglia, dimenticando, fra l’altro, che nella capitale federale avremmo pure dieci rappresentanti del nostro Cantone che dovrebbero difenderne e sostenerne gli interessi prima di assecondare quelli personali e quelli dei propri partiti. Ma basterebbe qui vedere come si è espressa la delegazione ticinese alle Camere federali a proposito della prossima votazione sul finanziamento dei costi della salute (Efas): 9 su 10 favorevoli, mentre il Consiglio di Stato dice apertamente e chiaramente di no: per il nostro Cantone in particolare sarebbe una sciagura. Il solo Bruno Storni pare averlo capito. Ma Vitta l’ha spiegato a Farinelli? E De Rosa l’ha chiarito con Fonio e Regazzi? E chi parla a Greta Gysin? E chi la sparerà più grossa, domani, nel saloon Ticino, per dire che non è colpa sua?

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