Va proprio detto che la maggior parte dei politici ha poca memoria storica. Ultimo esempio: Norman Gobbi si lamenta sabato da queste colonne per il clima di guerriglia che fa male al Paese... Bravo, condivido! Ma oltre al lamentarsi ci sarebbe da chiedersi il perché e da dove viene questo tipo di “cultura” politica. Possibile che non ci si ricorda degli albori della Lega, dove sistematicamente ogni domenica c’era il tiro a segno di insulti, sberleffi a chi faceva politica: veniva tuonato contro le grandi famiglie, attaccati i partiti e i sindacati, messo alla berlina questo o quel politico. Insulti che varcavano anche il Gottardo, ricordiamo le caricature dei “sette Bambella” (per chi non lo sapesse era riferito ai Consiglieri federali). Il Nano si presentava al Consiglio nazionale in costumi carnascialeschi... I nostri confederati, non abituati, rimanevano sbalorditi, cosa succede in Ticino...? A quell’epoca ero attivo professionalmente a Berna e mi sono spesso trovato a dover rispondere a domande imbarazzanti. Non ci capivano... ed era comprensibile.
Alla fine del secolo scorso, lasciai il Gran Consiglio e a mo’ di commiato dissi di aver passato agli inizi della mia carriera momenti memorabili di dibattito e di confronto politico. Nella seconda fase ammettevo che il livello del dibattito si era impoverito e imbarbarito. Mi beccai una sequela di insulti da parte del capogruppo leghista Maspoli... Benito Bernasconi gli ricordò saggiamente che il raglio d’asino non sale in paradiso...
Il peggio è però che il metodo leghista divenne trasversale a tutti i partiti ciò che ha portato diverse persone valide a distanziarsi dall’idea di mettersi a disposizione della cosa pubblica e parte della popolazione ad allontanarsi dalla politica. Oggi il domenicale continua con le sue sparate e il clima politico è quello che è non riuscendo a trovare un minimo comun denominatore per affrontare i grossi temi che attanagliano il Paese e i Cittadini. Chi ha seminato vento raccoglie oggi tempesta, caro Norman.