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La Lamal al capolinea

La Lamal è basata sulla solidarietà tra sani e malati. Prevede un fondo di compensazione su cui le casse malati con molti pazienti sani devono versare un importo che verrà prelevato da quelle con molti pazienti cronici e malati con lo scopo di calmierare i premi. Per evitare di regalare a terzi questi fondi, le casse malati creano delle reti a cui possono accedere facilmente i pazienti sani e che si iscrivono presso un medico compiacente, pur non facendosi visitare (a domanda precisa a un collega su quando li veda, la risposta è stata “praticamente mai”) per avere un vantaggio sui premi (gli anziani e i malati cronici non cambiano la cassa malati, soprattutto se hanno garanzie per cure particolari ottenute faticosamente). Si chiama caccia ai buoni rischi, un tempo era prerogativa delle casse malati, ora lo fanno pure le reti di medici. Questi soldi vengono immessi nella rete a vantaggio dei propri attori come consiglieri di amministrazione, software e supporto informatico, sponsorizzazioni di congressi, benefici ai propri medici a cui vengono pagati i corsi di aggiornamento per la qualità per sé e il proprio personale, allorquando gli stessi sono obbligatori per ogni medico esercitante in proprio, pagandoli di tasca propria (solo per il Ticino sono centinaia di migliaia di franchi dati a una sola rete ogni anno). Per dimostrare di essere più economiche, le reti di cura devono a parere mio dimostrare che le statistiche dei costi diretti e indotti dei loro singoli medici siano più basse della media (dati ufficiali di Sasis).

Il sistema Lamal è arrivato al capolinea, è necessaria una revisione su base federale, in modo che venga creata una cassa malati di base con un premio unico a livello federale e un Ufficio che fissi i fabbisogni di Istituti di prestazione a livello federale e li verifichi, con un valore del punto unico. L’On. De Rosa ha ammesso di non potere bloccare l’apertura di nuovi centri di radiologia, anche se solo nel luganese conto almeno sette risonanze magnetiche. In Ticino abbiamo almeno tre centri in cui si pratica la neurochirurgia, mi chiedo come si possa mantenere la manualità operando così pochi pazienti per medico. L’immigrazione interna di pensionati verso il Ticino, che fanno chiaramente aumentare i premi perderebbe importanza.

La legge fissa una percentuale rispetto ai costi globali che le casse tengono per sé, quindi costi più alti, guadagno per le casse più alto, per non parlare delle riserve occulte di queste società anonime non verificabili. Non possiamo più permetterci gli stipendi da capogiro dei medici ospedalieri, che arrivano a superare il doppio di quello di un Consigliere di Stato, oltre a fatturare separatamente a privati e semiprivati per altre decine di migliaia di franchi annui. Deve essere possibile importare i farmaci dall’estero, che salvo eccezione sono nettamente più a buon mercato, invece di quanto appena fatto in modo aberrante di alzare il costo dei farmaci meno cari per compensare la riduzione di quelli più cari. È necessario assicurarsi che i premi coprano esclusivamente i costi, l’Ufficio di sorveglianza è l’Ufficio federale di sanità pubblica, ma non ha accesso ai dati degli assicuratori, in Ticino i premi sono aumentati più dei costi e nessuno sa spiegare come mai.

Siamo un sistema a vasi comunicanti e finché ognuno avrà la possibilità di tirare l’acqua al proprio mulino in modo legale, prima o poi rimarremo tutti a secco. Da sempre quello che non paghiamo con i premi, lo paghiamo con le tasse, una cassa malati unica a livello federale con premi basati sulla notifica di tassazione darebbe una boccata di ossigeno a livello cantonale e comunale, pur sapendo che aumenteranno quelle federali.