Oggi fanno quattro mesi. Centoventicinque giorni esatti. Da presidente Acb prima squadra. Su queste colonne, giovedì, il commento a firma Marino Molinaro ha voluto evidenziare “alcune tare non da poco” dell’Associazione calcio Brennancur. Inquadrandola tra il cosiddetto “l’importante è che se ne parli”. Invero, svuotando di significato un serio lavoro di sostanza. Riducendolo a mera vetrina mediatica. Ingeneroso. Verso chi crede nella bontà delle proposte. Le critiche sono più che ben accette, purché costruttive. Nessuno è tanto ingenuo dal non capire che il nuovo corso ha solleticato mal di pancia cronici. Con insane invettive di sterile stampo partitico. Vecchia maniera. A siffatte logiche, lanciare visioni dà solo fastidio. Molto più semplice assecondare la velocità di crociera della politica turrita.
Secondo il celeberrimo brano “Tout va très bien, madame la marquise”. Invece così non è. Intanto cominciamo col dire che l’Associazione calcio Bellinzona è da sempre espressione di piazza. Fin da quel 13 gennaio 1904. Di oltre un secolo e vent’anni fa. Non è di Brenno. Neppure di Pablo. L’Acb è un fatto popolare. Interclassista. Nostro. Di Dna. Non a caso, si chiama Ac, Associazione calcio. Non Fc, Football club. Proprio perché ce lo portiamo dentro, nel cuore. Come stato d’animo. In ogni parte del mondo, essere forti in campo consolida il sentimento di bandiera.
L’attuale stadio è stato inaugurato il 27 maggio 1947. Una realizzazione pionieristica. Un sogno messo in piedi con caparbietà e determinazione. In pochi mesi. Da lungimiranti convinti. Il 27 dicembre 1945, a guerra conclusa, furono le coraggiose autorità comunali a formalizzare la cessione dei terreni che diede il la. Ora come allora, nessuna improvvisazione. Siamo a inediti punti topici. Per amalgamare, a tappe, mattone su mattone. In fresca ripartenza. Facendo cerchio attorno a un solo Acb. Una famiglia. Per salvaguardare il passato di un prestigioso torneo giovanile U19. Per mettere in proficua sinergia ogni settore. Parlando la stessa lingua. Dando spazio a tutti. Né più né meno. Il Bellinzona si sta distinguendo e promette bene. Giusto apparecchiare idee cardine. Aperti al contraddittorio.
L’invito alla gente è per i prossimi eventi in programma. Il pomeriggio granata per grandi e piccini. Di inizio novembre, in Piazza del Sole, nella bella cornice del capannone trasparente di Sconfinare. Poi, a principio dicembre, i festeggiamenti di gala, per soffiare sulle 120 candeline. Il calore cominciamo a ritrovarlo lì. Nella semplicità e nell’assiduità degli incontri. Nell’intensità degli abbracci. Nelle strette di mano. Nei contatti, dove tutto ha preso forma. Negli spogliatoi, a ogni partita, inneggio all’orgoglio di vestire questa maglia.
Parafrasando il commento, spunto di queste righe, il calcio è emozioni. Vedo l’Acb cristallino, a fornire gli assist a Palazzo civico. Quei passaggi decisivi per andare in rete. Per parte nostra. È certo. Continueremo in modalità “avanti tutta”. Con dedizione sincera. Anche stasera, in trasferta a Losanna. Nell’arena olimpica de la Pontaise. Forza ragazzi. Fateci sognare, Bellinzona!