‘È auspicabile che il Municipio affermi chiaramente che la sua costruzione non rappresenta una priorità’
Dobbiamo dirlo con chiarezza: abbiamo la massima comprensione (e compassione) per il Municipio di Bellinzona. Non solo vede tutti i propri mitici ‘progetti strategici’ per il futuro della città diventare sempre più futuri, onerosi e incerti (basti pensare alle difficoltà di finanziamento per il progetto Fortezza o i ritardi e l’esplosione dei costi per le nuove Officine); ma rischia di subire una discussione su un ulteriore ‘progetto strategico’ come quello lanciato in questi giorni attorno a un nuovo stadio di calcio.
Un dibattito che avrà sicuramente anche un antipasto: quello del potenziamento dell’attuale Comunale per venire incontro alle esigenze dell’Acb controllata da quel galantuomo di Pablo Bentancur e dei suoi accoliti, politici e meno. L’urgenza del progetto nasce dalla pressione legata alla speranza di una promozione in Super League, situazione che impone requisiti strutturali specifici.
In poche parole, sia a breve che a lungo termine il dibattito politico (e finanziario) a Bellinzona rischia di essere in gran parte dominato dalla discussione sul futuro delle strutture calcistiche. E sappiamo bene come queste discussioni, anche quando non corrispondono a una vera preoccupazione della popolazione, riescono a prendere il sopravvento e animare il dibattito.
Il punto di partenza della discussione, tuttavia, è fragile. L’affetto dei bellinzonesi per la loro squadra, misurabile con l’affluenza allo stadio, è in netto declino. Dopo la retrocessione dalla Super League, la media degli spettatori è scesa da 3’500 a 2’400, poi a 1’900 negli anni di Challenge League, nonostante un buon terzo posto nella prima stagione. Dopo il fallimento, negli ultimi 7-8 anni le presenze sono scese a quota mille. Lo scorso anno l’affluenza media è stata di poco superiore agli 800, in linea con i numeri di quest’anno.
Un nuovo stadio, con l’impatto economico che rappresenterebbe, il consumo di suolo e le implicazioni per la città, sembra del tutto sproporzionato rispetto all’interesse effettivo dei cittadini per l’Acb. Un impianto da 5’000, 8’000 o 10’000 posti rischierebbe di restare perlopiù vuoto, replicando ciò che potrebbe accadere a Lugano.
Intanto, la questione davvero urgente di cui il Municipio dovrebbe occuparsi è il futuro del calcio giovanile a Bellinzona. Appare infatti evidente che la presa di controllo di Bentancur sul settore giovanile non ha nulla a che vedere con la proclamata volontà di promuovere i giovani talenti locali: la prima squadra la vedranno col binocolo, come avviene e avverrà per il Lugano gestione Mansueto. Oramai, ed è sempre più evidente, l’Acb è diventata uno strumento di promozione finanziaria per chi la controlla (che, in quanto procuratore, ha giocatori da piazzare e promuovere), ben lontana da una società tesa a favorire lo sviluppo di pratiche sportive che abbiano una valenza sociale per la città e per chi vi abita.
I problemi che deve affrontare la città di Bellinzona sono altri, in un contesto finanziario che, a quanto pare stando ad alcune anticipazioni giornalistiche, non si annuncia roseo. E questo malgrado la massiccia campagna di promozione di nuovi insediamenti abitativi (con una crescita della popolazione negli ultimi anni) e le promozioni di aziende (in particolare nel settore delle cosiddette scienze della vita) a suon di milioni: le entrate, così sembra, stagnano.
È quindi auspicabile che il Municipio affermi chiaramente che la costruzione di un nuovo stadio a Bellinzona – che si tratti di un piano urbanistico o della concessione di terreno pubblico, ancor meno con un intervento finanziario diretto – non rappresenta una priorità per la città. L’adeguamento dell’attuale impianto, se l’Acb venisse promossa in Super League, potrà essere valutato col tempo e solo se la necessità risultasse confermata. Un percorso simile è stato seguito a Lugano, dove per anni la Swiss Football League ha concesso deroghe per lo stadio di Cornaredo nonostante non fosse a norma.