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Giochi di parole e menzogne continue

Ancora sul cantiere del Polo sportivo e degli eventi di Lugano: il mirino sui subappalti

Il cantiere del Pse
(Ti-press)

Non meritano grandi precisazioni le esternazioni apparse ieri su questo giornale. Si vede e si sente lontano un miglio il rumore della classica arrampicata sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile.

Ma, Badaracco, oltre a mentire, è anche sfortunato. Sì, perché apriamo questa nostra breve puntualizzazione aggiungendo una nuova notizia. Non vi è solo la ditta Daziani Ag coinvolta in appalti e subappalti di imprese non domiciliate in Ticino. Badaracco, sgamato nel caso Daziani Ag, non sa nemmeno (o fa finta di non sapere) che sul cantiere “100% made in Ticino” ha ricevuto un appalto anche l’impresa Wild Armaturen Ag di Jona, San Gallo. E, come se non bastasse, sullo stesso cantiere è presente l’impresa Apa Abwassertechnik GmbH di Pfedelbach, Germania. La seconda sembra che stia lavorando per la prima. Appalto e subappalto extracantonale? Attendiamo la nuova arrampicata libera o la nuova menzogna del municipale Badaracco… Prendiamo la questione degli appalti, tutti a ditte ticinesi secondo Badaracco. Una storia, quella della “ticinesità” che, tutto sommato, a noi interessa poco; ma che proprio il Municipio e i sostenitori del Pse hanno costantemente messo in avanti, quasi a garanzia che il cantiere Pse potesse rappresentare una grande opportunità per imprese che lavorano e sono domiciliate nel nostro cantone.

Preso con le mani nella marmellata, Badaracco se ne esce con una scusa risibile: l’assegnazione dei lavori di posa del ferro all’impresa Daziani non sarebbe frutto di un appalto, ma di un subappalto. Un giochetto di parole con il quale non solo il vicesindaco Badaracco pensa di cavarsela, ma che – detta in un contesto pubblico – è un tentativo di prendere per i fondelli lettori e cittadini di Lugano.

Certo che è una pratica “legale”: così come sarebbe del tutto legale assegnare i lavori ad aziende che non hanno sede in Ticino. Ma, come detto, è il Municipio che – come fosse un impegno politico-morale – ha posto pubblicamente questa esigenza. E non la sta rispettando.

Inoltre, l’offerta che ha condotto ad assegnare questo appalto all’impresa grigionese in questione, dice Badaracco, è “la migliore”. Oggi nella lingua degli appalti, “migliore” significa “al minor costo”. E conferma questa interpretazione affermando che “Hrs ha un tetto di costi che deve cercare di rispettare, o quantomeno di ridurre al minimo gli sforamenti”. Il problema è che spesso è proprio dal subappalto “migliore”, cioè “al minor costo”, che nasce il dumping. A questo proposito, mutismo totale di Badaracco sul prezzo deliberato per la posa del ferro. Più chiaro di così…

Infine il gioco di parole continua con la narrazione che il cantiere Pse è un cantiere pubblico… ma non lo sarebbe. E questo alla luce di non meglio precisate affermazioni della Comco (che, come tutto il resto di quanto afferma Badaracco, non può essere verificato).
Prova ne sia che le richieste formulate nella presa di posizione dell’Mps – dall’accesso ai cantieri alla pubblicazione delle delibere – vengono respinte. Come si fa a non pensare male?

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