Non capita spesso di trovarmi d’accordo con il corrispondente da Berna de ‘laRegione’ Stefano Guerra, ne sovente sono concorde con chi ha posizioni antimilitariste, ma l'editoriale del 20 settembre riguardo l'incremento di spesa per l'esercito mi trova in buona parte concorde. Le Camere federali, seppur con alcune differenze, sostengono un incremento della spesa militare per diversi miliardi, soldi che sarebbero attinti dai fondi per la cooperazione internazionale, da risparmi sull'amministrazione pubblica, e alla cassa passerebbero pure i Cantoni, tramite una riduzione della quota parte sull'imposta federale diretta.
Partiamo con ordine e valutiamo le "idee" per finanziare questa operazione. Ridurre il budget per la cooperazione internazionale sarebbe in alcuni casi anche possibile, ma se osserviamo le politiche del Dfae del buon Cassis (che questi contributi li ha gonfiati smisuratamente, ma non equamente, tagliando ai Paesi del "terzo mondo" per regalarne ancor di più al suo amico Zelensky) è un gioco pericoloso; agire sull'ottimizzazione dell'amministrazione pubblica non è solo fattibile ma doveroso, ma questo a prescindere dal budget dell'esercito (che anch'esso di ottimizzazioni ne potrebbe e dovrebbe fare); chiamare alla cassa i Cantoni, e di conseguenza tutti i cittadini, non è solo inaccettabile ma è anche un atto di codardia: non avendo il coraggio di aumentare le imposte federali, obbligherebbero per contro i Cantoni a farlo.
Non sono un Comandante di corpo, ma il mio servizio militare l'ho fatto. Ho sempre sostenuto la necessità di un esercito di milizia, come recentemente ho preso posizione favorevole per l'acquisto dei jet. Ciò non toglie che un sano spirito critico sull'organizzazione dell'esercito svizzero ce l'ho e l'ho sempre avuto. La nostra Armée è rimasta un po’ indietro su diversi fronti, saremmo imbattibili se tornassimo alla Seconda guerra mondiale. Abbiamo sicuramente una suddivisione di risorse finanziarie e di unità obsolete. D'incorporazione sono lanciamine (per i non avvezzi al militare si tratta del mortaio, un'arma a lunga gittata devastante quando le guerre si combattevano però in trincea...). Non sono uno stratega militare, ma credo che forse oggi la struttura dell'esercito debba essere rivista, dando maggior importanza a settori quali l'aiuto in caso di catastrofe, i sanitari, la contraerea e le forze aeree, l'informatica e la lotta al ciber-terrorismo. Insomma, una riforma (con la ‘R’ maiuscola) è quantomai necessaria. Incrementare il budget dell'esercito senza queste premesse e una visione chiara è come investire incondizionatamente e senza indicazioni in un'azienda che continua a produrre sia lumi a petrolio che lampadine Led. Una riforma va fatta, i soldi sono necessari, ma non firmo cambiali in bianco.
Fatte queste premesse, una riflessione d'opportunità è anche doverosa. Partendo dall'assunto che per finanziare questo incremento di spesa non saranno utili solo tagli ma anche maggiori oneri per i cittadini (non accettabile a questo stadio), la Confederazione nella sua più brillante lungimiranza e coerenza, per coprire i costi della 13ª Avs è riuscita a proporre unicamente l'incremento dell'Iva (che tocca ogni consumatore ed è l'imposta più antisociale di tutte). In questo caso di ottimizzazioni in seno all'amministrazione federale non si è fatto cenno. Come non s’è n’è mai fatto su più dossier.
In conclusione, il mio invito alla Berna federale, comprensiva di governo e rappresentanti delle due camere, è di avere un po’ più di rispetto per i cittadini, di ragionare a sangue freddo (come oggi con i conflitti, ieri con il nucleare) e prima di chiamare i cittadini alla cassa, utilizzando due pesi e due misure in base agli umori, si adoperino a ottimizzare i soldi che già versiamo, che come da loro in questo caso ammesso è possibile.