laR+ I dibattiti

Madri biologiche e madri adottive

(tipress)

Vi siete mai fermati a immaginare le lunghe discussioni politiche che nel corso della storia hanno portato a concepire la società come la conosciamo oggi? Pensiamo alla nascita della scuola, degli ospedali, alla rivoluzione dei trasporti che ha permesso di costruire lunghe rotaie, che hanno consentito a lunghi treni di sfrecciare vicino alle case.

Tutte queste innovazioni hanno avuto origine grazie alle intuizioni di persone idealiste, coraggiose e attente ai bisogni del proprio Paese. Pensate forse che il mondo come lo viviamo oggi sia stato generato da un unico atto, oppure da un’unica idea? No, ovviamente. La società odierna è frutto di aggiustamenti continui e di nuovi atti che l’hanno resa sempre più confacente alle nostre esigenze.

Anche la famiglia si trova da alcuni anni al centro di una rivoluzione rispetto alla sua concezione originale. I nuclei famigliari oggi possono essere composti da madri e padri biologici, da figli provenienti da legami precedenti che generano un nucleo famigliare allargato, oppure da genitori e figli adottivi. Ogni nuova forma famigliare produce esigenze nuove, che la legge deve contemplare affinché si mantenga nella società un equilibrio di uguaglianza tra i suoi componenti.

È proprio per ristabilire un equilibrio sociale che questa settimana il Gran Consiglio ticinese ha accettato l’iniziativa cantonale promossa da ‘il Centro’, riconoscendo la protezione dal licenziamento, già previsto per le madri biologiche, anche alle madri adottive. L’arrivo di un bambino in una famiglia richiede tempo e adattamento per creare le condizioni ideali per l’inizio di una nuova vita, sia per il bambino, che per la madre e, quindi, per tutta la famiglia. Le esigenze di una nuova famiglia, che accoglie un bambino, sono identiche tra madri biologiche e madri adottive, contrariamente a quanto affermato da una deputata in Gran Consiglio. Le madri biologiche e le madri adottive sono uguali proprio perché uguali sono i compiti alle quali sono chiamate, e uguali sono le esigenze dei bambini che entrano a far parte di queste famiglie. Grazie a questa decisione, il Parlamento ha ribadito un principio fondamentale che risponde alle esigenze di una società che evolve e che non vuole lasciare dietro di sé ombre di legittimità nei suoi cittadini e soprattutto nei suoi bambini. Non ci saranno figli “diversi” perché non ci sono “madri diverse” dinanzi alla legge. Un primo passo a cui forse ne seguiranno altri. Un primo passo necessario.

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