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Efas, chi mente?

(tipress)

Il 24 novembre voteremo su una riforma della LAMal denominata Efas. Essa regola i flussi finanziari per il rimborso delle cure nei tre principali settori della sanità coperti dall’assicurazione malattia: le cure stazionarie (ricovero ospedaliero), le cure ambulatoriali (consulto medico, esame radiografico o intervento senza ricovero), le cure di lunga durata (a domicilio o in casa anziani). Con Efas tutte le prestazioni coperte dall'assicurazione malattia saranno finanziate per il 26,9% dai Cantoni e per il 73,1% dalle casse malati. Per gli assicurati, su questo piano, non cambia nulla: pagheranno una franchigia, il 10% dei costi fino a 700 franchi annui e una quota per le cure di lunga durata.

La riforma Efas è stata oggetto di referendum. I referendisti hanno segnalato come l’obiettivo fondamentale di Efas sia il rafforzamento del potere delle casse malati sulla politica sanitaria e andrà di pari passo con il rafforzamento del settore privato e dei meccanismi di mercato nella sanità. Alla fine la pressione sarà tale da suscitare un aumento ulteriore dei premi di cassa malati e un peggioramento sistematico delle condizioni di lavoro del personale e, di conseguenza, della qualità delle cure. Per questa ragione, e pensando che il Ticino sia uno dei cantoni che rischia di più con questa riforma, i deputati dell’Mps avevano chiesto che il Cantone si associasse al referendum contro Efas, possibilità prevista dalla Costituzione federale. Il Parlamento – che ne ha discusso lo scorso mese di aprile – ha bocciato quella proposta (a favore solo i deputati dell’Mps e i Verdi).

Oggi (anche in vista della prossima votazione) appare interessante confrontare quello che allora hanno detto i rappresentanti dei maggiori partiti con quanto oggi afferma il Consiglio di Stato.

Bixio Caprara, relatore del rapporto di maggioranza, ha così sintetizzato i “vantaggi” che sia il Cantone sia i “pagatori di premi” (cioè noi tutti) trarremmo dall’approvazione di Efas: “Benché, nell’odierno sistema, i Cantoni e i Comuni debbano far fronte a un onere maggiore a causa del finanziamento residuo delle prestazioni di cura, quest’onere è comunque nettamente inferiore allo sgravio di cui beneficiano in virtù del trasferimento dei trattamenti al settore ambulatoriale. Rispetto al sistema attuale, i pagatori dei premi saranno sgravati…”.

Pochi giorni fa, il Consiglio di Stato, nella risposta alla Procedura di consultazione sul progetto di presa di posizione comune della Conferenza dei Governi cantonali sul finanziamento uniforme delle prestazioni nel settore sanitario (Efas) del 28 agosto 2024, arriva alla seguente conclusione: “Non riteniamo tuttavia che questa revisione legislativa… possa contribuire in maniera significativa al miglioramento del sistema sanitario e della sua sostenibilità finanziaria né sia di particolare interesse per i Cantoni…”. Chiaro.

Questa riforma, come scriveva Caprara, comporterà un aggravio minore per Cantoni e Comuni? Per niente, afferma il governo: “Per il Cantone Ticino questa riforma comporterà con ogni probabilità un importante aggravio delle finanze pubbliche… pari a circa 57 milioni di franchi annuali…”. Porterà un sollievo ai “pagatori di premi”, come affermano i partiti di governo? Nulla di più dubbio, sostiene il Consiglio di Stato: “Certo, questa maggior partecipazione cantonale alla spesa sanitaria dovrebbe teoricamente ripercuotersi in termini positivi sui premi di cassa malati. L’esperienza pregressa legata all’introduzione del nuovo sistema di finanziamento ospedaliero nel 2012 impone tuttavia cautela e scetticismo riguardo all’ottenimento di questo effetto”.

A questo punto, chi mente e chi dice la verità su questo fondamentale tema sul quale le cittadine e i cittadini saranno chiamati a esprimersi il 24 novembre: la maggioranza del Parlamento o il governo? Almeno questa volta, siamo convinti che sia il governo a raccontarla giusta.

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